Questa Inter non è strana, lasciamo a Chivu il diritto di crescere

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Oggi alle 11:00News
di Marta Bonfiglio

Questa Inter non è strana, forse lo è chi pensava che con il cambio di allenatore sarebbe stato tutto facile. L'idea che bastasse voltare pagina per ritrovare automaticamente certezze, risultati e continuità racconta più l'illusione di chi guarda che la realtà di una squadra che sta attraversando una fase inevitabile di assestamento. Il calcio non funziona per automatismi immediati e l'Inter, oggi, non fa eccezione.

Cristian Chivu si è ritrovato su una panchina enorme, carica di aspettative e di pressione, con un bagaglio di esperienza in Serie A ridotto a poche partite a Parma. È un dato di fatto, non un'accusa. Proprio per questo, forse, è l'allenatore che più di altri dovrebbe potersi permettere di sbagliare. Non perché l’Inter possa accontentarsi, ma perché il percorso di crescita di un tecnico passa inevitabilmente anche attraverso decisioni discutibili, letture tardive, scelte che col senno di poi appaiono migliorabili. Pretendere perfezione immediata significherebbe negare la natura stessa del suo incarico.

Sì, i nerazzurri stanno perdendo punti per strada. È altrettanto vero che a Riad, contro il Bologna, ai calci di rigore bisognava passare e conquistare la finale. In un club come l'Inter, certi dettagli pesano come macigni e il margine di tolleranza è sempre ridotto. Ma è proprio qui che nasce la sproporzione del dibattito. Una sconfitta, un'eliminazione, diventano subito un processo. E il primo imputato è sempre l’allenatore.

Intorno a Chivu, però, sembra esserci già troppo trambusto. Si parla come se fosse stato chiamato per vincere tutto e subito, dimenticando il contesto. Le difficoltà non sono solo tattiche o di gestione, ma anche mentali, legate a una squadra che deve ritrovare fiducia e identità in un quadro nuovo.

Servirà pazienza, una parola spesso bandita quando si parla di grandi club, ma necessaria se davvero si vuole valutare il lavoro di un allenatore giovane, alle prime prove ad alto livello. L'Inter non è strana, è semplicemente una squadra che sta imparando a essere qualcosa di nuovo. E forse, prima di pretendere risposte definitive, bisognerebbe concedere a Chivu il diritto più elementare nel calcio come nella vita: quello di crescere.