Tra mercato e campionato. Sullo sfondo, il nuovo stadio
Sono nato, cresciuto e pasciuto sui gradoni del Meazza. Fin da quando allo stadio si arrivava qualche ora prima perché, una volta, altro che posti numerati e assegnati. Cuscinetto d’ordinanza, panino al prosciutto con bottiglietta d’acqua nello zaino, se pioveva impermeabile colorato acquistabile con la bellezza di mille lire, cinquanta centesimi al cambio circa, facciamo pure un euro con l’inflazione, che veniva inevitabilmente strappato dopo due secondi due mentre tutto intorno a te era una foresta di ombrelli aperti. E, ma la copertura: quale copertura, ti beccavi la pioggia e rientravi non prima di essere passato dalla Crota, davanti al comando dei vigili urbani, per un panino wurstel e crauti, birretta annessa. Bei tempi. Bello stadio. Perché, parlando del Meazza, non si può dire altro: bello stadio. Aggiungerei uno dei più belli al mondo. Peccato sia un filo, ma proprio un filo neh, obsoleto. Servizi igienici imbarazzanti, spazi comuni inesistenti, gradinate orrende, sale e salette vip o presunti tali, soprattutto presunti tali, di bassa qualità: tutto meno che un luogo adatto a ospitare le gesta delle due milanesi. Inter e Milan stanno pensando a una cosa, e a una casa, loro. Niente più condivisioni. Quell’epoca, quell’epopea, è terminata. Oggi lo stadio e, soprattutto, ciò che ci gira intorno, è linfa vitale nella vita di un grande club. Stadio di proprietà, questo è sottinteso. Risulta che le due Società stiano continuando a percorrere strade intraprese tempo fa seguendo, senza particolari sublimazioni, ciò che il comune propone: restauro dell’attuale, fatiscente, impianto. Costi sostenibili. Possibilità di continuare a giocare anche durante i lavori.
Vedremo.
Così come vedremo cosa accadrà durante questa settimana, quella che ci porterà al triplice fischio di inizio stagione sabato prossimo, a Marassi. Io, opinione personale, continuo a pensare che l’Inter necessiti di una punta, giovane, oltre a un laterale destro. Non sinistro. No, destro. Perché ho come l’impressione che sia quello il nostro lato, per così dire, debole. Tutto senza fretta. Leggendo qua e là ho appreso, con nemmeno troppa malcelata soddisfazione, di come la considerazione, nei nostri confronti, sia diametralmente opposta rispetto allo stesso periodo della passata estate. Ricordate? Molti, inutile adesso fare quelli io no, non ci davano non solo favoriti ma, andare a rileggere, prego, collocati nel gruppone di pretendenti alla Champions, mica tanto di più. Altro che favoriti e favoriti. Oggi siamo in cima a tutte le griglie possibili e immaginabili: le altre seguono a distanza. E no, non mi nascondo: per me l’Inter, attualmente, sottolineiamo attualmente per chi non comprende bene l’idioma italico, è la squadra numero uno del Bel Paese.
Con buona pace di tutti.
Alla prossima, avanti l’Effecì.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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