Nani: "Superlega, principi sbagliati. Ma le ragioni dei club vanno ascoltate"
Ospite di TMW Radio, il dirigente sportivo Gianluca Nani si è soffermato sui temi legati al progetto della Superlega, esprimendo il suo personale punto di vista. Di seguito le sue dichiarazioni.
Un suo parere sulle vicende di questi giorni legate alla Superlega?
"È surreale. Non tanto per i motivi che hanno spinto le società a fare questo, perché si può discutere della necessità di redistribuire i ricavi, ma per il modo: non si fa una cosa di notte, di nascosto, senza coinvolgere UEFA e FIFA. È normale che succeda questo. Poi per me i principi sono sbagliati: questa non sarebbe stata più una competizione, ma un'esibizione. Noi tifosi viviamo di sogni, e non puoi imperci di sognare anche le imprese impossibili, com'è successo al Leicester. È questo che ci dà passione e ci fa essere innamorati di questo sport. Non puoi partecipare ad una competizione solo perché fai parte di un'élite, e non per merito. Se ci fossero delle esigenze diverse, di trovare altre forme di finanziamento, se ne può parlare. Ma i principi della competizione devono essere rispettati. Tutti i tifosi hanno avuto una reazione unanime alla notizia, e per fortuna questa cosa è rientrata".
Quanto rischia di far male la battaglia tra Ceferin e i presidenti dei dodici club fondatori?
"Questa è stata la punta dell'iceberg. È venuto fuori un problema che evidenzia uno status generale non di perfetto equilibrio. Che ci fossero rimostranze che venivano fatte all'UEFA, soprattutto per quel che concerne la redistribuzione dei diritti televisivi, è uno stato delle cose accertato. Tutto ciò ha portato alla luce questo stato di insoddisfazione. Se si è pensato di fare una lega alternativa all'UEFA, dove si procacciano per proprio conto dei fondi, e si valorizzano partite che tengano presente la meritocrazia e il rispetto dei tifosi, quelli sono i principi fondamentali".
Negli ultimi anni, però, la UEFA non è stata in grado di presentare un piano adeguato.
"Il punto di partenza delle dodici società può avere un suo valore, che va considerato e ascoltato. Ma le modalità, i tempi, il modo in cui hanno impostato questa nuova competizione sono sbagliati. Per me è giusto che vengano ascoltate, anche per quelle che sono le necessità delle squadre che generano gli indotti maggiori. Se ci sono esigenze in tal senso uno le presenta, le si ascolta e si cerca una soluzione. Adesso forse si prenderanno in esame certe problematiche, dovute anche a fatti fuori dall'ordinario, come quello che purtroppo stiamo vivendo adesso. Con trecento o quattrocento morti al giorno di che parliamo?".
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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