L’Inter di Chivu prende forma: difesa rivoluzionata e spazio ai giovani

Dopo l’addio di Simone Inzaghi, l’Inter ha scelto di affidare la guida tecnica a Cristian Chivu, ex difensore nerazzurro protagonista del Triplete 2010. Chivu, che fino a pochi mesi fa allenava la formazione Primavera, ha vissuto un rapido salto: nella scorsa stagione è subentrato a Fabio Pecchia sulla panchina del Parma (Serie A) per le ultime 13 partite, riuscendo a centrare una sofferta salvezza all’ultima giornata.
La decisione di puntare su un allenatore giovane e con poca esperienza ad alti livelli è stata coraggiosa, soprattutto considerando che la prima scelta societaria sembrava essere Cesc Fàbregas, tecnico del Como, il quale però non è stato liberato dal suo club.
Giuseppe Marotta, ora Presidente dell’Inter, ha smentito qualsiasi idea di “ridimensionamento” delle ambizioni: l’Inter, in ogni competizione a cui prende parte, deve puntare al massimo obiettivo, e la scelta di Chivu rientra in questa filosofia.
Il dirigente nerazzurro ha sottolineato come Chivu incarni il profilo ideale: un allenatore giovane, coraggioso, già parte della famiglia interista e capace di valorizzare i talenti del vivaio senza porre limiti all’ambizione del club.
In altre parole, l’Inter, società dal DNA vincente e tra le più titolate d’Italia, non abbassa l’asticella degli obiettivi nemmeno con un tecnico emergente.
Marotta stesso ha ribadito che i nerazzurri “partiranno sempre con l’obbligo di provare a vincere” con Chivu, ritenuto la scelta giusta per aprire un nuovo ciclo competitivo.
Rosa rinnovata tra giovani e investimenti mirati
Le ambizioni dell’Inter versione 2025/26 trovano riscontro anche nella costruzione della rosa. L’estate ha portato a un mix di continuità ed elementi nuovi, con la società attenta a ringiovanire e rinforzare il gruppo senza rivoluzioni radicali. In attacco, ad esempio, dopo l’addio di Joaquín Correa (volato in Brasile) e la fine del contratto di Arnautović, sono arrivati volti freschi: il francese Ange-Yoan Bonny (classe 2003) prelevato dal Parma e soprattutto Francesco “Pio” Esposito, bomber del vivaio rientrato da un positivo prestito allo Spezia.
Proprio Pio Esposito è stato immediatamente aggregato da Chivu alla prima squadra, avendo impressionato il mister per maturità e capacità di apprendimento.
Anche a centrocampo si è puntato su talenti in ascesa: sono stati acquistati il croato Petar Sučić (regista di qualità) e il francese Andy Diouf, mediano moderno, mentre dalla cantera è emerso Valentin Carboni. Queste scelte hanno portato freschezza ed entusiasmo nello spogliatoio, come si è visto già dal Mondiale per Club estivo, dove sono stati “i ragazzi a trascinare i vecchi leader” e l’Inter ha ritrovato motivazioni dopo le delusioni europee.
La squadra “si è rinnovata nelle ambizioni, è più fresca dentro e fuori. E Chivu approva”, segno di un gruppo desideroso di aprire un nuovo ciclo vincente. Non va dimenticato poi l’impatto dei nuovi sponsor: tra le partnership di prestigio vale la pena ricordare il sito di scommesse Betsson, il cui accordo conferma la crescita della visibilità internazionale del club.
Sul mercato estivo l’Inter ha operato in modo mirato, pur con qualche criticità in fase di pianificazione. In avvio di ritiro, Chivu aveva indicato la necessità di rendere la squadra meno prevedibile e dotarla di uno specialista nell’uno-contro-uno (caratteristica merce rara in rosa).
La società ha provato a soddisfare questa esigenza inseguendo a lungo Ademola Lookman (ala dell’Atalanta), ma sfumato l’obiettivo ha ripiegato su profili diversi: prima un sondaggio per Manu Koné (mediano), poi l’acquisto di Diouf.
Questa oscillazione nelle strategie, dall’ala dribblomane al centrocampista di quantità, ha denotato una certa mancanza di filo logico nelle operazioni.
Nonostante ciò, l’Inter si è comunque rinforzata: basti pensare che in attacco la coppia di riserve è passata da Correa-Arnautović a Bonny-Pio Esposito, giovani con fame e margini di crescita, un netto passo avanti considerando il contributo pressoché nullo dei predecessori la stagione scorsa.
A centrocampo l’innesto di Diouf era necessario per aggiungere fisicità e dinamicità, mentre in difesa è arrivato all’ultimo giorno Manuel Akanji (in prestito dal Man City) a rimpiazzare l’esperto Pavard ceduto al Marsiglia.
Resta semmai la sensazione che manchi ancora un elemento di fantasia pura negli ultimi metri, quell’uomo in grado di accendere la luce nelle gare bloccate. Chivu eredita dunque una rosa forte ma non perfetta, in cui dovrà fin da subito lavorare per risolvere quei limiti di prevedibilità e assenza di “piano B” già emersi nell’ultima gestione Inzaghi.
L’impronta tattica di Chivu
Dal punto di vista tattico, Cristian Chivu si è fin qui mostrato rispettoso dell’eredità lasciata da Inzaghi senza però rinunciare a introdurre gradualmente alcune novità. In questo avvio di stagione il tecnico rumeno ha confermato il collaudato sistema 3-5-2, lo schema che ha portato l’Inter a tanti successi recenti e che valorizza i punti di forza della rosa (difensori centrali di livello, esterni di spinta, due punte complementari).
Allo stesso tempo, Chivu ha evidenziato la volontà di rendere la squadra più duttile: nelle sue prime conferenze ha parlato di variare le soluzioni di gioco e di voler una squadra capace di sorprendere gli avversari.
La mancata acquisizione di un vero trequartista/ala alla Lookman ha un po’ limitato le opzioni di modulo alternativo (ad esempio, il passaggio a un 3-4-2-1 o 4-3-3 con attaccanti esterni di ruolo), ma Chivu sta comunque cercando di lavorare sulle varianti interne.
Un esempio si è visto nella preparazione della sfida di campionato contro la Juventus a metà settembre: pur restando fedele al 3-5-2 di base, Chivu ha optato per schierare immediatamente il neo-arrivato Akanji in difesa, ancor prima che questi svolgesse un solo allenamento ad Appiano.
Tale scelta, come sottolineato dalla stampa, aveva uno scopo preciso: arginare la “furia turca” di Kenan Yildiz, talentuoso trequartista juventino, sfruttando la velocità e il fisico dello svizzero in marcatura. Questo indica la propensione di Chivu ad adattare l’undici titolare in base alle caratteristiche degli avversari, un approccio pratico e meno “dogmatico” rispetto al passato.
Sul piano dell’atteggiamento, la mentalità difensiva solida che caratterizzava Chivu calciatore emerge anche da allenatore: l’Inter di Chivu punta a mantenere la compattezza nelle due fasi, con un baricentro anche più prudente all’occorrenza. Uno degli obiettivi dichiarati è eliminare quei cali di concentrazione difensivi costati caro in passato, come quello di Bisseck in Inter-Lazio dello scorso anno.
Non a caso, osservatori come il giornalista Luca Calamai hanno evidenziato che Chivu dovrà “rendere da titolo una difesa che lamenta troppi passaggi a vuoto”. Al contempo, Chivu deve lavorare sulla fase offensiva per massimizzare il potenziale del reparto avanzato: la priorità sarà rilanciare Lautaro Martínez, reduce da un finale di stagione amaro, restituendo fiducia al capitano e costruendo attorno a lui soluzioni efficaci.
Inoltre, al tecnico viene chiesto di far crescere i giovani talenti offensivi già citati (Bonny ed Esposito) affinché diventino armi utili nell’immediato e non solo promesse future.
Insomma, dal punto di vista tattico e gestionale Chivu ha tante sfide sul tavolo per un allenatore così inesperto, ma sta cercando di affrontarle con umiltà e spirito innovativo.
Obiettivi stagionali e prospettive
Nonostante il cambio in panchina e qualche incognita, l’obiettivo dell’Inter rimane quello di competere ai vertici su tutti i fronti, in piena coerenza con la tradizione del club. In Serie A, i vice-campioni d’Europa sanno di avere l’obbligo di lottare per lo Scudetto. La concorrenza interna sarà agguerrita: il Napoli campione in carica parte favorito, ma i nerazzurri puntano a recitare il ruolo di prima antagonista.
Una sfida chiave in tal senso è stata indicata proprio nel big match di sabato scorso, 16 settembre, contro la Juventus, visto come primo esame per capire chi possa essere la vera “anti-Napoli” in questa stagione. L’Inter di Chivu dovrà trovare presto continuità di risultati e identità di gioco per tenere il passo in classifica: nessuno sconto viene fatto al mister solo perché è un debuttante su questa panchina.
Anzi, come notano gli analisti, Chivu si ritrova con “un macigno sulle spalle” dovendo rivitalizzare un gruppo provato dalle recenti sconfitte in finali di Champions League, senza aver ricevuto in dote dal mercato fuoriclasse di livello assoluto. Le aspettative restano dunque elevatissime e il margine di errore ridotto.
In ambito internazionale, l’Inter vuole confermarsi protagonista. Dopo due finali di Champions perse negli ultimi anni, la fame di rivincita è enorme. La stagione 2025/26 vedrà la formula della UEFA Champions League (girone unico “Swiss system”) in cui i nerazzurri dovranno anzitutto qualificarsi alla fase a eliminazione diretta per poi provare a spingersi fino in fondo.
Tornare a sollevare un trofeo europeo è un pensiero fisso nella mente dei tifosi e della dirigenza: Chivu ne è consapevole, e il suo recente passato da campione e vicecampione d’Europa (come collaboratore tecnico nel 2023 e giocatore nel 2010) gli ha insegnato cosa significa stare a quei livelli. Nel frattempo, un primo assaggio di gloria internazionale poteva arrivare dal Mondiale per Club disputato a giugno negli Stati Uniti.
L’Inter ha affrontato la competizione con grande serietà, desiderosa di aggiungere un altro titolo in bacheca e scrollarsi di dosso la delusione di Monaco di Baviera (sede dell’ultima finale persa). L’entusiasmo ritrovato grazie ai giovani in quella manifestazione e le dichiarazioni di fiducia di figure come Marotta indicano che il club crede fermamente nel proprio potenziale.
In definitiva, le ambizioni dell’Inter di Chivu restano altissime: la società non nasconde la volontà di vincere il 21º Scudetto e di un altro lungo cammino europeo, magari fino a un epilogo diverso questa volta.
Certo, la scommessa su Chivu comporta rischi – “tanta roba per un giovane allenatore con pochissima esperienza”, come sottolineato da Calamai, ma potrebbe anche rivelarsi la mossa giusta per inaugurare una nuova era. Se Chivu saprà gestire la pressione e imprimere la sua idea di calcio, l’Inter ha le carte in regola per vincere subito e costruire il futuro allo stesso tempo.
La risposta arriverà sul campo, passo dopo passo, ma una cosa è chiara: a questi livelli, l’Inter non può permettersi di porsi limiti, e anche l’era Chivu è iniziata all’insegna dell’ambizione.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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