Se Thuram è un problema si salvi chi può. E Pio Esposito ha tolto il paraocchi a molti (di nuovo)

Certo che per arrivare a criticare il capocannoniere dell'Inter e della Serie A ce ne vuole.
Le acque si sono agitate un po' troppo subito, al primo segno di instabilità e ai primi imprevisti della stagione, fermo restando che siamo ancora alla quarta giornata di campionato. Ancora da disputare peraltro. Eppure fa davvero riflettere quanta indignazione sia nata da una risata innocente o galeotta tra Marcus Thuram e il fratello nel bel mezzo del Derby d'Italia contro la Juventus. Ma sarà mai questo il problema o l'origine di tutti i mali?
Piuttosto non sarebbe meglio soffermarsi sulle grane reali dell'Inter? Perché non è molto rincuorante aver subito 6 gol in 2 sole partite, dalle quali sono nate sconfitte e proprio nel momento in cui si trovava in vantaggio su Udinese e Juventus. Cali di tensione, disattenzioni e superficialità sono finite in secondo piano. Tra l'altro senza voler mettere il dito nella piaga, gli stessi errori che si erano presentati nel momento clou della scorsa stagione. E tra i due insuccessi quello più grave è senza dubbio contro i friulani a San Siro, per ovvie ragioni.
Poi, mi ripeterò, ma non facciamo caso alla mancanza di un difensore dal mercato. Per carità. Certo però che Akanji non possiamo nemmeno contarlo vista l'uscita di Pavard. E la coperta dell'Inter in difesa è corta. Per chi non volesse ammetterlo o rendersene conto, ricordi: qualora ci fosse un infortunio di De Vrij o Acerbi (tanto per fare due nomi), le scelte sarebbero contate. E non è follia ipotizzarlo dal momento che nel mezzo dell'anno ci saranno le varie coppe da giocarsi e le pause nazionali.
Riflessione e polemica finita, passiamo al campo.
Thuram finora ha segnato più di tutti: 5 gol in 4 partite, 3 reti in Serie A su 3 apparizioni oltre alla freschissima doppietta al debutto europeo con l'Ajax in stagione. Una partita che, al netto del livello discutibile dell'avversario, nascondeva diverse insidie psicologiche per tutta l'Inter, specialmente per Tikus. Con il peso delle critiche, degli insulti e pure delle preghiere ricevute da alcuni tifosi affinché potesse raggiungere Khephrén in bianconero. Eppure ha risposto presente e dimostrato che in questo avvio è lui il leader tecnico dell'Inter in questo momento. E Chivu si aggrappa a lui più che a chiunque altro.
Ma c'è stato anche un merito di Chivu, ossia di tentare la via Francesco Pio Esposito titolare nel momento più delicato, dopo aver perso un Derby d'Italia in rimonta e nel finale, tra l'altro al debutto stagionale in Champions League. Non avrà segnato o contribuito con qualche assist, ma la prestazione complessiva resta impressa e gli elogi da parte di Thuram non sono casuali.
Perché l'anno scorso chi è rimasto alle spalle di Lautaro e Tikus difficilmente ha saputo dimostrare di essere una valida alternativa (vogliamo chiedere a Correa, per caso?). Mentre Pio, a 20 anni, si è fatto conoscere dal mondo intero. A petto in fuori, confermando le belle aspettative che chiunque al momento ripone in lui. E togliendo il paraocchi anche a chi invece nell'Inter sa vedere solo la ThuLa e nient'altro - e ce ne sarebbe da dire anche a proposito di talenti italiani che ora sono relegati in panchina o peggio ancora -. Tutto a distanza di mesi da quella presentazione infuocata al Mondiale per Club. E con Bonny (23 milioni) a guardarlo dalla panchina.
Esposito jr ha risparmiato poi al capitano dell'Inter la fatica di alzarsi dalla panchina e stringere i denti, dovendo giocare sul dolore (infortunio alla schiena) che lo ha tenuto fuori causa.
Morale: ora l'Inter sì che ha opzioni là davanti. E questo è sicuramente un aspetto positivo da tenere a mente. E ha ancora più valore se uno di questi nomi non solo è italiano e giovane, ma anche proveniente dal tuo vivaio.
La speranza è che Chivu rimanga fedele a se stesso e alle sue idee. Ma che dimostri ancora più coraggio, perché l'esempio Pio Esposito non può essere un fuoco di paglia.
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