LIVE - Gianluca Conte: "Antonio a Firenze era un leone in gabbia. Potesse farlo scenderebbe in campo"

LIVE - Gianluca Conte: "Antonio a Firenze era un leone in gabbia. Potesse farlo scenderebbe in campo"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
venerdì 7 maggio 2021, 14:41Live
di Luca Chiarini

13.45 - Una conferenza stampa del tutto inedita: alla vigilia del match contro la Sampdoria, in programma al Meazza domani alle 18, sarà lo staff di Antonio Conte a rispondere alle domande dei giornalisti collegati in via telematica, per presentare la sfida contro i blucerchiati e commentare la recente vittoria dello Scudetto. Vi proponiamo di seguito, con una diretta scritta, tutte le loro dichiarazioni.

14.05 - Inizia la conferenza stampa

È arrivato un grande successo, nel quale ognuno di voi ha dato un grande contributo. Che emozione c'è?
Stellini: "È stata una grande emozione, visti i sacrifici e il periodo difficile che abbiamo attraversato. Purtroppo l'abbiamo vissuta non stando insieme domenica, ma al fischio finale della gara dell'Atalanta c'è stata una gioia immensa".
Pintus: "Per me è stata un'emozione molto grande: ho associato la vittoria dello Scudetto alla nascita dei miei due gemellini, che sono nati a Como. Poi sicuramente al lavoro fatto dai nostri giocatori, che si sono messi a disposizione al cento percento".
Vanoli: "Per me è un motivo d'orgoglio: abitando a sedici chilometri da Appiano è sempre stato il sogno. Ci tengo a fare i complimenti ai giocatori, che sono la parte principale insieme al mister".
Gianluca Conte: "A queste vittorie non ci si abitua mai. Da parte mia posso dire che dietro ogni vittoria c'è sempre grande lavoro, una cultura del lavoro che il mister ci inculca. Io penso che questa vittoria vada dedicata ai tifosi, alla società, ma soprattutto ai giocatori, che si sono sempre sacrificati per l'obiettivo".
Bruno: "Descrivere un'emozione così non è facile per nessuno. Dal mio punto di vista è stata una grande emozione: sono interista sin da bambino, ho fatto un percorso lungo per arrivare sino a qui. Quando capisci cosa devi fare per vincere, cosa c'è dietro una vittoria, ti rendi conto che è qualcosa di davvero emozionante. Il merito è di tutti quelli che lavorano all'interno della società: vincere è tanto sacrificio. Un'emozione grandissima, che realizzerò andando avanti col tempo".
Coratti: "Mi unisco ai miei colleghi ad esprimere questa gioia. Faccio fatica ad esprimere quello che sento in questo momento, voglio solo ringraziare tutti quanti".
Bonaiuti: "Da parte mia l'emozione è grande. Dopo anni in cui si è sofferto abbiamo raggiunto un obiettivo incredibile. Grazie al mister che ci ha trasmesso la voglia di vincere. Da bambino ognuno sogna questo, vincere uno Scudetto è qualcosa di difficile da trasmettere. C'è una gioia immensa, ti viene in mente il percorso che hai fatto, che è di grande sacrificio. Condividerlo coi tifosi è stupendo".
Castelli: "Gioia immensa, ho avuto la fortuna di vivere l'Inter nel settore giovanile e ora in uno staff di primo livello. Ringrazio tutti i componenti dello staff per averlo permesso".

Qual è stato il segreto per mantenere il livello atletico così alto?
Pintus: "Questo successo è nato dalla stagione scorsa: abbiamo cercato di mettere in pratica il ritmo imposto dal mister. Poi abbiamo cercato di sfruttare il lockdown per lavorare a casa, ogni due giorni ci radunavamo via Zoom insieme alla squadra per non perdere la condizione. Per quanto riguarda il post-lockdown, abbiamo fatto un richiamo delle cose più importanti. Durante la stagione agonistica abbiamo cercato di sfruttare ogni momento per i lavori individualizzati, anche nel post-partita. È stato anche un sacrificio da parte loro, ma i ragazzi si sono messi a disposizione e hanno creduto nel lavoro. Poi c'è il lavoro di prevenzione svolto insieme allo staff medico, con la collaborazione di Stefano Bruno, nonché il lavoro del nutrizionista: sono stati determinanti per raggiungere gli obiettivi prefissati".
Coratti: "Non c'è stato un momento particolare che ci ha portato ad ottenere questi risultati, è stato il lavoro giornaliero, costante. La mancanza di un periodo da dedicare alla parte atletica ha fatto sì che andassimo a trovarla giornalmente".

Per Gianluca Conte: è stato difficile gestire Antonio?
"Sul siparietto con la Fiorentina: lavoro con lui da tredici anni, lui è un passionale. Era un leone in gabbia, potesse scendere in campo sarebbe il dodicesimo uomo. Ha questa passione che ci travolge. Con il Covid e tutte le problematiche è stata una vittoria sofferta, ma importante, come in tutti i tredici anni di attività professionale di Antonio. Ogni vittoria ha emozioni diverse, ma sono sempre frutto di un lavoro che c'è dietro. Antonio è un perfezionista, cerca sempre l'eccellenza e noi cerchiamo di dargliela".

Come siete arrivati alla definizione del tridente difensivo? Vale le grandi difese del passato?
Vanoli: "La bellezza di questo lavoro è il confronto tra tutte le parti. In ogni staff poi c'è sempre un lavoro specifico che ci dividiamo. Io seguo più la fase difensiva, ma il merito parte sempre dall'allenatore. Quello che devo fare io è far crescere il singolo. Giocare a tre non è facile. Il nostro compito è allenare tutti alla stessa maniera e farli trovare pronti. Le soddisfazioni maggiori sono quando un giocatore sostituisce un altro, come Ranocchia  o Kolarov, porta avanti un concetto. Poi le scelte le fa l'allenatore. Paragonare i giocatori a quelli del passato non è mai bello, a noi interessa far crescere questi ragazzi, molti dei quali erano alla prima esperienza".

Per Bonaiuti: che significato ha avuto accompagnare Handanovic in tutti questi anni?
"È stato un percorso lungo. I risultati non c'erano, poi lui ha fatto registrare tanti numeri personali. Ma vincere è qualcosa di diverso: questo obiettivo è il coronamento di quanto fatto in questi anni, ti permette di guardarti indietro e dire che il lavoro ti ha portato a questo traguardo".

Per Bruno: com'è cambiato nel tempo Conte? Quanto è importante la prevenzione in una squadra?
"Io ho iniziato come il mister nel 2007, lui era ad Arezzo e io a Livorno. Siamo stati insieme a Bari, per entrambi erano le prime esperienze. Certamente oggi non è il Conte di tredici anni fa sotto certi aspetti, ma la sua ossatura resta uguale. È uno che ha sempre lavorato per un unico risultato. È cambiato per l'esperienza, per gli anni che sono passati: si dà qualche pizzico in più sulla pancia rispetto a prima, ma tutto va a fin di bene. L'aspetto preventivo è importante per i giocatori, ma all'interno della prevenzione ci sono tante cose: come lavora il giocatore, come recupera dopo la partita, come dorme, come si alimenta. Tanti piccoli tasselli che lo portano al risultato che ha durante la stagione".

Per Castelli: doveva trovarsi nelle giovanili, e invece è arrivato in prima squadra.
"Sono stato chiamato per un caso fortuito. Allenare il settore giovanile è una cosa, allenare dei portieri che sono delle Formula Uno è un'altra. Devo ringraziare Adriano, che mi ha sempre appoggiato anche quando non c'era. È stata un'esperienza bellissima: vedere come ricercano la perfezione, il particolare che va allenato, che poi fa la differenza a questi livelli. Devo ringraziare Bonaiuti per l'appoggio che mi ha dato durante l'assenza, e anche quando ha recuperato".

Per Stellini: qual è stato il momento più bello, quello in cui avete capito che avevate trovato la quadra giusta? Per lei è una gioia doppia, è anche tifoso dell'Inter. Ha dato ripetizioni di interismo al mister?
"Il mister sapeva benissimo che fossi interista dalla nascita. Questa emozione gliel'ho mostrata subito. Sono nato in queste zone, sprizzavo gioia da tutti i pori, quindi si è accorto subito cosa significasse per me lavorare nell'Inter con un allenatore come lui. Il mio lavoro iniziale non è stato solo trasferirgli cosa significasse cosa volesse dire essere interista, ma anche far capire all'interista cosa volesse dire avere Conte come allenatore. È un lavoro che è venuto naturale, la società aveva bisogno di un allenatore vincente. Poi le cose sono nate in modo fluido e costante. Non c'è stato un momento particolare nel quale abbiamo capito che la gioia poteva essere reale, ma è stato il raggiungimento di un obiettivo a livello graduale. Il mister è bravissimo in questo e trascina le persone attorno a sé verso l'obiettivo".

Per Pintus: cos'ha di straordinario Lukaku? Per Conte: si preoccupa di più quando vede Antonio in panchina o in tribuna?
Pintus: "La caratteristica di Lukaku è la fisicità, pesa più di cento chili. È assimilabile a un giocatore del football americano. È migliorato nella resistenza allo sforzo, a mio avviso sta diventando un atleta completo. Ma anche tutti gli altri componenti della squadra sono migliorati molto in questo".
Conte: "È meglio che stia in panchina (ride, ndr). Per la passione che ha è meglio che stia a bordocampo, si fa sentire meglio così".

Per Stellini: ci racconta il percorso di Eriksen?
"Il suo percorso all'Inter è quello che hanno fatto tanti atleti bravissimi che hanno bisogno di tempo per capire alcuni aspetti del calcio come lo approcciamo noi in Italia. Non abbiamo mai avuto dubbi su di lui, l'abbiamo sempre supportato, con i nostri consigli e le direttive di Conte, sapendo che sarebbe stato arrivato il suo momento. Era solo questione di tempo, ha dato un contributo decisivo e adesso non deve fermarsi".

Per Stellini: cosa cambia per lei quando il mister è squalificato? E per Conte: quanto pesa l'analisi prima di una partita?
Stellini: "Quando mi son trovato a gestire una partita a bordocampo le pressioni sono aumentate notevolmente. Dovevo far capire ai giocatori cosa il mister cercava durante la gara: la sua non presenza poteva essere un handicap, e io dovevo annullare questo gap. In realtà la sua presenza è sempre stata forte anche durante quelle gare, avevamo comunque il suo supporto, dovevo solo concentrarmi sul trasmetterlo alla squadra. Poi c'è la difficoltà dell'intervento all'intervallo, e anche in questo caso il supporto di tutto lo staff è sempre determinante".
Conte: "La preparazione della partita è un tassello molto importante. Voglio ringraziare anche i match analyst, che stanno molte ore davanti al computer ad analizzare e cercare le giuste immagini. Noi studiamo l'avversario nelle due fasi, i punti deboli e i punti di forza, cerchiamo di dare delle indicazioni che Antonio può avallare o bocciare. C'è totale collaborazione, si cerca sempre la giusta soluzione. Con Antonio c'è un feeling che è sempre aumentato, anche sotto il profilo tattico".

Per Pintus: com'è cambiato l'allenamento di un preparatore atletico negli anni?
"Il ruolo si è evoluto negli anni, ma non bisogna nemmeno cambiare troppo. Per me sono ancora molto importanti l'allenamento della resistenza, della forza, della velocità. Quello che si faceva venti-trent'anni fa non è detto non si debba più fare, ci sono cose ancora molto attuali. Oggi c'è un'altissima specializzazione: nel nostro staff siamo divisi nei compiti, Coratti si occupa della forza, Bruno del recupero. Avendo più energie disponibili nell staff è più facile curare nei dettagli la preparazione fisica".

14.41 - Finisce la conferenza stampa.