Parla Bastoni: "Con l'Udinese ho esultato così tanto che ho svegliato mia figlia. Voglio lo scudetto e la fascia da capitano"

Parla Bastoni: "Con l'Udinese ho esultato così tanto che ho svegliato mia figlia. Voglio lo scudetto e la fascia da capitano"TUTTOmercatoWEB.com
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domenica 14 aprile 2024, 01:00I fatti del giorno
di Marco Corradi

Uno dei temi del giorno è senza dubbio l'intervista rilasciata da Alessandro Bastoni alla Gazzetta dello Sport, che vede il difensore esprimersi anche sul suo futuro all'Inter. Di seguito il racconto dell'esultanza dopo la rete di Frattesi, decisiva per battere l'Udinese: "Mia figlia già dormiva e l’ho svegliata con le urla. Sapevo e sapevamo tutti dell’importanza del risultato, volevamo mantenere il margine sulla seconda, l’euforia si spiega così”. 

Lei ha già vinto uno scudetto: quali sono le differenze, per lei e per l’Inter tutta, tra questo scudetto e quello del 2020-21? 

“Con Conte già da inizio anno eravamo attesi. Stavolta no: io non ricordo un addetto ai lavori mettere l’Inter avanti in partenza. E intendiamoci: neanche noi sapevamo quali uomini, al di là dei calciatori, sarebbero entrati in gruppo. E dunque lo scudetto sarebbe una bella rivincita per noi che abbiamo fatto integrare i nuovi. Ecco, sarebbe un successo del gruppo Inter”. 

Ok, però di seconda stella avete parlato voi fin dalla tournée estiva. Da cosa nasceva la convinzione? Da Istanbul?

“Anche, ma in generale da tutta la seconda parte della scorsa stagione. Ci siamo parlati anche tra noi calciatori, dopo un avvio brutto, uno dei momenti più difficili vissuti all’Inter. Da quel momento le cose sono cambiate”. 

La prima occasione per cucirsi la seconda stella sarà probabilmente il derby. Per i tifosi è una motivazione in più. Lo è anche per voi squadra? 

“È bello vincere il derby a prescindere da tutto, che questo possa decidere lo scudetto è un caso. Vogliamo la partita per noi stessi, per i tifosi, per tutto”. 

Cinque vittorie di fila col Milan dunque non sono bastate?

“Assolutamente no. Neanche fossero 50 o 100. Direi lo stesso per qualsiasi altro avversario”. 

L’Inter ha la possibilità concreta di raggiungere quota 100 punti: vi stuzzica l’idea? 

“Sicuramente sì. Però la nostra priorità è cucirsi la seconda stella, i 100 punti non sono un’ossessione e non sarebbe certo un fallimento non arrivarci”. 

Ci racconta com’è nata l’Inter di quest’anno? Perché lo scambio di posizioni è un piacere e un anno fa non era così. 

“Il mister ci ha suggerito l’idea di mobilità che si vede. Ma tutto ha origine dalla disponibilità e dall’atteggiamento mentale generale: se io vado in attacco, Lautaro o Mkhitaryan sanno che devono andare in difesa. Tutti difendono, tutti attaccano: c’è un codice che rispettiamo, sappiamo ciò che dobbiamo fare ed ecco che viene fuori l’Inter che vedete voi”. 

Ma Bastoni chi è? Un centrale? Un esterno? Un centrocampista? Perché lo sa che è diventato difficile identificarla? 

“Mi sento quello che in quel preciso istante sono in campo. Ho un compito che cambia a seconda della posizione in cui mi trovo. Ma è un modo di interpretare il calcio che ha coinvolto tutti”. 

Bastoni-Dimarco è la fascia sinistra migliore in Europa? 

“A livello d’intesa probabilmente sì. So già il movimento che farà, so come servirgli il pallone, c’è una grande sintonia”. 

Si sente di dire con certezza che il suo prossimo futuro sarà ancora nerazzurro? 

“Al momento dico di sì. E lo sa perché? Ogni volta che giochiamo, per arrivare a San Siro il nostro pullman passa davanti a un grande condominio, dove vedo sempre un signore anziano che sventola la bandiera dell’Inter. È fisso lì, tutte le volte. Ecco, sono le cose che ti rimangono, io gioco per questo, per le emozioni”. 

Si vede capitano dell’Inter prima o poi? 

“Sì, mi piacerebbe. Nulla vieta che ci sia più di un riferimento, più di un capitano. In fondo è quel che stiamo vivendo noi: non c’è il veterano, Lautaro è ancora giovane, sulle decisioni extra campo ne parla sempre con il nucleo storico della squadra”. 

Calhanoglu disse di sentirsi tra i primi 5 nel suo ruolo. Lei può dire lo stesso di sé? 

“Non ho quel tipo di carattere, vado in difficoltà a parlare di me. Però una cosa posso dirla: non ce ne sono tanti che interpretano il ruolo di terzo di difesa come faccio io”. 

Quando legge di valutazioni altissime attorno al suo nome, che effetto le fa? 

“Fa piacere. Punto ad arrivare più in alto possibile. Ma posso ancora migliorare tanto: so dove ho più margini, anche vedendo i colleghi, mi piace molto guardare le partite per capire”. 

Da chi vorrebbe imparare? 

“Mi concentro molto sulla fase difensiva, penso anche di esser cresciuto quest’anno. E ho visto come Rudiger ha marcato Haaland in Champions League: voglio imitarlo”. 

A proposito di partite: che effetto le ha fatto vedere Atletico Madrid-Borussia? Rimpianti? 

“Eh, sì. Ma se non siamo passati vuol dire che abbiamo sbagliato qualcosa, è un motivo in più per riprovarci il prossimo anno. L’errore è stato subire subito l’1-1 a Madrid dopo essere andati avanti. Ma è il calcio...”. 

Ma cosa manca all’Inter per essere costantemente all’altezza delle grandi d’Europa? 

“L’abitudine a giocare quel tipo di partite. Prima di Inzaghi l’Inter non arrivava agli ottavi da un’infinità. Ma stiamo crescendo, anche qui. Pensate al fatto che viviamo con rammarico il fatto di essere usciti agli ottavi con l’Atletico, mentre due anni fa era quasi un evento essere eliminati dal Liverpool: questo è già un grande cambiamento”. 

Più difficile marcare Lautaro o Thuram in allenamento?

“Fortunatamente con noi non danno il 100% (e ride, ndr). Non posso scegliere: Thuram è più fastidioso, spigoloso, Lautaro ha qualità enorme quando difende il pallone. Li metto alla pari”. 

Si vede un giorno a tifare Inter in Curva Nord? 

“Vorrei farlo, mi piacerebbe quando smetterò. Nel frattempo sto trasmettendo la passione Inter a mia figlia. Ancora non fa i cori, ma vedrete...”.