C’è una grande differenza tra l’essere favoriti o “obbligati” a vincere

C’è una grande differenza tra l’essere favoriti o “obbligati” a vincereTUTTOmercatoWEB.com
giovedì 16 novembre 2023, 22:54Editoriale
di Lapo De Carlo

Vi faccio una confidenza. Pur essendo un frequentatore di salotti televisivi e pur conoscendo la stragrande maggioranza dei colleghi che si occupano di calcio, resta difficile capire quanto credano davvero in alcune delle convinzioni rilanciate pubblicamente e quanto le esasperino in nome di un format. Persino io mi accorgo che in uno studio televisivo, alcune delle cose che dico vanno oltre le mie intenzioni o convinzioni. Dipende dalla circostanza, l’interlocutore e il tipo di dibattito.
Per questo resto allocchito quando leggo e sento che l’Inter è obbligata a vincere.
La speculazione parte dal presupposto che la squadra allestita anche quest’anno non è solo competitiva ma ritenuta molto più forte delle altre.
L’assunto nasce da un’opinione comune e alcuni fatti inconfutabili, come le conquiste di Coppa Italia e Supercoppa, più il suggello della finale Champions. Eppure lo scudetto non è stato conquistato.

In realtà questa squadra è stata convintamente ritenuta più forte delle altre, senza alcuna discussione, seguendo il principio del gioco e altri valori discutibili. 
Prima di arrivarci vale la pena soffermarsi sul concetto di favore del pronostico e “obbligo” nel perseguire la vittoria. Il primo implica un naturale status, accettabile e persino condivisibile.
Il secondo è un principio ricattatorio, infantile, provocatorio.
Sa di rivalsa puerile, anche perché questo obbligo nasce dal mancato scudetto di due anni prima, un peccato originale che non è stato definitivamente riscosso con la giubilazione di Inzaghi perché questi si è riscattato crescendo in mezzo ai problemi, a cui anche lui aveva contribuito con alcune scelte certamente sbagliate nel primo anno.



L’anno scorso però l’Inter è stata vittima di problemi interni che non potevano essere risolti da una gestione tecnica. C’era una situazione complicata che doveva essere azzerata, con giocatori turbolenti, scontenti o senza alcuna intenzione di restare in nerazzurro.
I lunghi infortuni di Skriniar, Brozovic e Lukaku hanno condizionato tutta la stagione e, una volta tornati a disposizione, la squadra ha iniziato a volare.
(Il fatto che i giocatori infortunati per così tanto tempo siano anche gli stessi che hanno lasciato l’Inter a fine stagione dice molto).

Quest’anno il club ha definitivamente risolto i problemi interni e ha organizzato una rosa realmente completa. Essere favoriti perciò può essere naturale, vista la resa in campo ma le uniche squadre con l’obbligo alla vittoria sono e restano il Manchester City, PSG, Bayern e Real, proprio per gli investimenti fuori dalla portata di chiunque altro e un monte ingaggi che i concorrenti non si possono permettere. L’Inter non fa parte di questa ristretta élite, ogni anno è costretta a rinunciare ad alcuni giocator che normalmente terrebbe, fa i salti mortali per migliorare il bilancio, è sotto settlement agreement e non può fare grandi investimenti, come quelli che aveva fatto nell’estate di Lukaku e Barella.

Il fatto che il club sappia lavorare bene e stia aumentando i ricavi, come gli sponsor e il prestigio autorizza a ritenere l’Inter la squadra più convincente ma solo questo. Il monte ingaggi più elevato è quello della Juventus, l’allenatore più pagato è Allegri. L’Inter è seconda ma il principio non è nemmeno quello. Il distacco di queste due voci è talmente basso da poterla ritenere una guerra tra poveri, non sufficiente a poter definire una squadra nettamente superiore alle altre.
Forse più forte complessivamente ma non al punto da rendere un successo un debito.
In definitiva se l’Inter non vincerà lo scudetto ci rimarremo tutti male, il club forse farà delle riflessioni su Inzaghi ma essere primi nel girone di Champions e attualmente al primo posto in Campionato è un grande merito, non il minimo sindacale come recitano i sotto traccia di alcune opinioni che circolano.