Mariani, Marini e Bindoni. Il minuto d'ordinaria follia che mina l'intera credibilità del VAR

Mariani, Marini e Bindoni. Il minuto d'ordinaria follia che mina l'intera credibilità del VARTUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 00:00Editoriale
di Marco Corradi

Tanto tuonò che alla fine piovve. C'era grande attesa per l'Open VAR di Napoli-Inter, chiamato a dimostrare anche ai più scettici ciò che era successo sul contestato rigore di Napoli-Inter. Un penalty che è valso l'1-0 (e l'infortunio, stop di quattro-cinque mesi) di Kevin De Bruyne e che, ora possiamo dirlo con certezza, è stato assegnato direttamente dall'assistente dell'arbitro. Un guardalinee, di fatto, si è "sostituito" all'arbitro prendendo una decisione che non rientrava nei suoi poteri, come ha confermato la tirata d'orecchie del designatore arbitrale Gianluca Rocchi: "Agli assistenti abbiamo chiesto di intervenire su cose chiarissime al 100% e in situazioni di loro competenza, sicuramente non in questa. Oltretutto con l'arbitro in controllo. La decisione ovviamente non è corretta". 

Quello che emerge da Open VAR è la ricostruzione di un minuto di ordinaria follia, che ha generato probabilmente il peggior errore nella storia della tecnologia applicata al calcio. Mariano vede il contatto Di Lorenzo-Mkhitaryan, generato dal trascinarsi della gamba del terzino, e lo giudica come non punibile: "Ho visto e non c'è nulla, però verifichiamo". Immediatamente a smentirlo arrivano le urla dell'assistente Bindoni che, per ben tre volte, gli grida che "C'è rigore". A quel punto Mariani ha già deciso e fischia, nell'arco di pochissimi secondi: otto per la precisione, che precedono anche il consulto col VAR. La sua decisione a quel punto appare immutabile agli addetti alla tecnologia, perché da protocollo dovrebbe essere l'arbitro a giudicare l'intensità del contatto.

La giustificazione del "rigorino" (Rocchi dixit) è ancor più surreale della sua assegnazione-lampo: "E' vero che si frappone Di Lorenzo ma si frappone per una ricerca. Non allarga la gamba per guadagnare uno spazio che non è del pallone bensì allarga la gamba per la protezione del pallone. Vediamo cosa fa Mkhitaryan, un secondo... Eccolo lì, guarda il viso di Di Lorenzo è sul pallone che sta andando al tiro. Ragazzi, non possiamo levarlo perché c'è un contatto e non possiamo entrare nell'intensità del contatto e quindi la dinamica è che lui non si allarga per cercare... lui cerca solo di proteggere il pallone. Allora Maurizio, sono Valerio (il VAR Marini, ndr): il rigore è confermato e il fallo è di Mkhitaryan. Se ti dicono che Di Lorenzo allarga la gamba, non allarga la gamba ma protegge il pallone".

Una giustificazione che viene ovviamente smentita dalle immagini, con Di Lorenzo che cerca furbescamente il rigore e colpisce la gamba di Mkhitaryan, e non il contrario: a confermare il tutto c'è l'infortunio dell'armeno, dovuto proprio al contraccolpo di quello scontro inatteso. La frittata è fatta e la giustificazione, forse, è ancor più ridicola della decisione stessa. Tant'è che Rocchi stesso smentisce i suoi collaboratori, che ha tempestivamente fermato con uno stop che dovrebbe protrarsi per qualche settimana: "Il fatto che ci sia un contatto e che non dobbiamo intervenire non è assolutamente vero, mi spiace sentirlo dire. Se il contatto è lieve si interviene. I calci di rigore che cambiano le partite devono avere un livello alto: questo rigore è sotto soglia". Insomma, questo rigore non si doveva dare. Né domani, né mai.

Concedeteci la citazione manzoniana per quello che è, in realtà, un episodio kafkiano. L'arbitro vede tutto e decide di non assegnare il rigore, poi viene smentito dall'assistente e cambia opinione, col VAR che si prende una giornata di ferie e non corregge anche se dovrebbe. Aggiungiamoci che lo stesso Mariani non aveva visto il mani solare di Buongiorno e, nell'episodio-chiave, si è fatto influenzare da qualcuno che si trovava a trenta metri dall'azione. La credibilità del VAR e del sistema arbitrale ne escono dunque ampiamente con le ossa rotte, dopo quello che si preannuncia essere un unicum: un rigore assegnato dall'assistente. Quello del Maradona verrà archiviato come un minuto di ordinaria follia, che ha indirizzato la partita.

Magari l'Inter avrebbe perso comunque, ma dopo quell'episodio e quell'ingiustizia ha perso completamente la testa. I nerazzurri ci hanno messo ovviamente del loro, uscendo dal match dopo la lite con Conte e dimenticandosi di difendere nelle reti di McTominay e Anguissa, ma un discreto 50% di quel ko parte dal Bindoni-gate. Ora i nerazzurri si appellano al campo, per cancellare quella brutta serata e riprendere subito l'inseguimento al Napoli capolista, che ha vinto col Lecce: alle 20.45 ecco la sfida a una Fiorentina che non ha ancora vinto e occupa la penultima posizione, con quattro punti in otto gare. Imperativo centrare i tre punti, contro un'avversaria storicamente ostica e uno Stefano Pioli ampiamente a rischio, nonostante le smentite societaria. Se vincerà, l'Inter andrà ad agganciare il Milan e si rimetterà in scia di Conte, perdere altri punti vorrebbe dire invece dare una piccola mazzata ai sogni-scudetto.

Postilla finale proprio per il tecnico leccese, che ha dichiarato di sperare che gli arbitri "non saranno condizionati" dalle parole di Marotta nel post-gara. Perché non ha pensato lo stesso un anno fa, quando fece il famoso discorso sui retropensieri che fu il preludio a un paio di episodi "particolari"? Chissà se avremo mai una risposta.