Un pizzico di fortuna che non guasta: l'Inter vince anche quando soffre, le grandi stagioni si costruiscono così

Un pizzico di fortuna che non guasta: l'Inter vince anche quando soffre, le grandi stagioni si costruiscono cosìTUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 06:50Editoriale
di Alessandra Stefanelli

Ci sono vittorie che scintillano e vittorie che pesano. Quella dell’Inter di oggi appartiene decisamente alla seconda categoria. Al Bentegodi in casa del Verona è arrivato un successo sofferto, strappato quasi con le unghie e i denti contro un Verona che ha messo il cuore in campo e che, fino a pochi minuti dalla fine, sembrava in grado di portare via un punto prezioso.

Finisce 2-1, ma il tabellino non racconta fino in fondo la fatica, la tensione e - perché no - anche quel pizzico di fortuna che accompagna spesso le squadre destinate a vincere. L’Inter passa in vantaggio nel primo tempo grazie a un’azione ben costruita e al solito cinismo sotto porta. Poi, nella ripresa, il Verona trova il pareggio sfruttando un momento di distrazione della difesa nerazzurra. Da lì in avanti è battaglia: l’Inter spinge, crea, sbaglia. Il tempo scorre, la stanchezza si fa sentire, i tifosi iniziano a temere l’ennesimo pareggio beffardo.

E invece, quasi come un segno del destino, arriva l’autogol che decide la partita. Un rimpallo fortunato, un pallone deviato nella propria porta da un difensore gialloblù nel tentativo disperato di anticipare un attaccante nerazzurro. È la scintilla che libera l’urlo del Meazza e consegna all’Inter tre punti d’oro.

C’è chi parlerà di fortuna, e non avrà torto. Ma la fortuna - si sa - tende a girare sempre dalla parte di chi costruisce, insiste e ci crede fino all’ultimo. L’Inter non ha smesso di provarci nemmeno nei momenti più complicati, e questo atteggiamento fa la differenza. Le grandi squadre non vincono solo quando tutto funziona alla perfezione. Vincono anche quando le gambe tremano, le idee si appannano e la partita sembra sfuggire di mano. È in quei frangenti che emerge la mentalità, il carattere, la fiducia nei propri mezzi. E l’Inter di oggi, pur soffrendo, ha dimostrato di averne da vendere.

C’è un aspetto spesso sottovalutato nelle stagioni vincenti: la capacità di soffrire. È facile esaltarsi nei giorni in cui tutto va per il verso giusto, ma il vero marchio di fabbrica di una squadra solida è la lucidità con cui affronta le giornate storte. L’Inter ha sofferto, sì, ma non ha mai perso il filo. Ha mantenuto il controllo emotivo, ha continuato a pressare, a cercare varchi, a crederci fino al fischio finale. E alla fine è stata premiata da quell’episodio fortunato che, più che un regalo del destino, è stato il frutto della perseveranza.

Vittorie come questa valgono doppio: per la classifica e per lo spirito. Servono a cementare il gruppo, a ricordare che ogni partita è una storia a sé e che, anche quando la brillantezza viene meno, la fame deve restare intatta. In un campionato lungo e pieno di insidie, portare a casa punti in serate così è ciò che separa chi ambisce al titolo da chi resta a guardare. E se ogni tanto serve un autogol, un rimpallo o una deviazione per far sorridere il destino, ben venga: anche la fortuna, dopotutto, riconosce i più forti.

L’Inter vince 2-1 sul Verona con un finale rocambolesco. Non la miglior versione dei nerazzurri, ma una delle più vere: imperfetta, umana, testarda e vincente. Perché alla fine, nel calcio come nella vita, chi ci crede fino all’ultimo minuto spesso trova il modo – fortunato o meno – di arrivare al traguardo.