Inzaghi e Pioli smarriti nel deserto: una Supercoppa per non perdere la via
Riyad non è solamente una "eccentrica localizzazione geografica". Anzi, è molto di più: quasi la massima espressione dei due allenatori. Sei mesi fa era difficile pensare alla situazione odierna, Pioli e Inzaghi erano a tanto così dall'elezione ad allenatori unici nella storia del club per "impronta, stile, griffe" lasciata. Finché non vennero bloccati da quell'ice-berg soprannominato "crisi d’identità". Mezza, per meglio dire, secondo il Cds, confacente entrambi. Inzaghi all’Inter era riuscito ad allontanare il recente ricordo di Conte e forse anche quello strappalacrime di Mourinho, mentre Pioli la "sorpresa che dopo tanti anni avrebbe fatto dell’allenatore del Milan un altro mito, dopo i Sacchi (bum), i Capello, gli Ancelotti". Ma ad oggi le due milanesi sembrano perse, nel mezzo di un deserto appunto, con il timore del divario netto con la capolista.
Come se avessero perso la capacità di orientarsi, la posizione della loro meta, certi che non esiste alcun passaggio spazio-temporale in grado di tornare indietro nel tempo. In una condizione del genere i due tecnici non se la vivono bene, poi una finale così secca "non lascia nemmeno la consolazione di un domani rassicurante". Ma solo la consapevolezza che chi vince continuerà la traversata lungo questo cammino impegnativo. Mentre chi perde rischia di essere travolto da eventi meteorologici avversi.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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