Mi sbagliavo. L’impresa dell’Inter in 3 settimane. Cosa manca
Mi sbagliavo. Quando prima di Napoli-Torino dissi che l’Inter sarebbe stata fuori dallo scudetto qualora il Napoli avesse vinto, mi sbagliavo e basta. Al di là del fatto che fosse presto e che tutto può accadere, non era per quello: l’Inter si era trovata a un certo punto a -8 e -11 dalle prime due, sistematicamente non aveva la determinazione per chiudere le partite importanti, e insomma conoscendo il Dna Inter vedevo la solita stagione fatta di vorrei ma non posso, cronica sindrome dei nerazzurri.
E invece mi sbagliavo perché Simone Inzaghi ha fatto un lavoro mostruoso basato sulla qualità, sui singoli giocatori, sulla ricerca del gioco. I punti lasciati nei finali di tutti i big match dei primi due mesi e mezzo avrebbero potuto stendere un elefante. Ora, è ovvio che la consapevolezza di questa Inter è stata costruita e plasmata da Antonio Conte. Ma al di là delle defezioni di mercato, è totalmente merito di Simone Inzaghi l'avere sviluppato ulteriormente il gioco come antidoto a quelle défaillance fino a metà novembre, ed è lui che è riuscito a convincere la squadra che si poteva ancora di più migliorare, e andare oltre.
Solo 3 settimane fa il Napoli veniva a San Siro forte di un +7. Non è passato nemmeno un mese.
Che il Cagliari sia stato stracciato fa poca storia. E’ finita 4-0 e poteva finire 8-0, ma conta il giusto. Conta molto di più che Barella è stato totalmente recuperato alla causa, che Calhanoglu gioca come mai aveva fatto in carriera, che Dumfries per la terza partita consecutiva è tra i migliori dei suoi, e sì che due di quelle tre partite erano contro Roma e Real Madrid.
Simone Inzaghi è primo in classifica ed è il modo in cui lo è che conta: è la somma che fa la differenza.
L’Inter in 23 partite ufficiale ha sbagliato approccio e preparazione solo in 1: in casa dello Shakhtar. E sta sempre migliorando, cosa più importante.
Manca solo una cosa. Manca il fatto che l’Inter è nettamente la squadra che giochi meglio di tutte, eppure ha solo 1 punto di vantaggio. Le altre hanno tutte vissuto o stanno vivendo un momento di crisi, però rimangono là nell’orbita di massimo 3 punti. Cosa accadrà quando l’Inter vivrà il suo fisiologico momento di gioco più involuto? Quello farà la differenza, riuscire a reggere in testa mentre non sei all’altezza. Giocare meglio di tutti è l’investimento migliore, perché non ti fa dipendere da dei singoli, perché è l’idea che coinvolge tutti a tenere insieme la squadra. Ma quel momento prima o poi arriverà. E come Simone Inzaghi saprà gestirlo sarà probabilmente l’ultima prova che gli mancherà da superare per essere definitivamente un grande allenatore.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
Direttore Responsabile: Lapo De Carlo
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione n. 18246
© 2024 linterista.it - Tutti i diritti riservati