L’Inter cambia ma la magia non si interrompe
Se l’Inter scende in campo con D’Ambrosio e Di Marco reinventando con Skriniar una difesa orfana di un Bastoni colpito da gastroenterite, piazza Gagliardini in mediana, Dumfries sulla destra e Correa al posto di Dzeko, senza farci accorgere dell’ampio turn over e riuscendo persino a fare spettacolo, significa che questa rosa è molto più “lunga” di quanto è stato raccontato.
Con lo Spezia la vittoria era obbligatoria ma non scontata, considerando i tanti cambi e le troppe partite a distanza ravvicinata.
Nel primo tempo la manovra è un po' ingolfata, più prevedibile del solito fino al 25esimo. La squadra costruisce, ha il pallino del gioco in mano ma non incide più di tanto, fino al 26° quando Correa tira centralmente e Lautaro manda la palla di poco a lato.
Dopo un inizio poco entusiasmante la cosa migliore la fa Dumfries che prima fa un’ottima triangolazione e poi con un sinistro potente dal limite dell'area, impegna Provedel.
Tante le verticalizzazioni, insistita la ricerca della profondità e alla fine il gioco si scioglie fino ad arrivare al gol di Gagliardini ottenuto grazie ad un’intuizione di tacco di Lautaro Martinez che serve magnificamente il compagno. L’azione è spettacolare ed entusiasma anche i giocatori.
Prima che termini il primo tempo c’è spazio per un’azione pericolosa di Correa e soprattutto una grande parata di Handanovic su un colpo di testa ravvicinato di Amian.
Nella ripresa ancora Correa si fa sentire con un tiro di destro dal cuore dell'area di rigore che si stampa sulla traversa e, poco dopo, Calhanoglu da posizione centrale sfiora la rete trovando ancora una volta un Provedel sul pezzo.
L’Inter ha un ritmo che rende i giocatori dello Spezia gli spettatori più vicini al campo. Pare evidente che non riescano a star dietro al ritmo di una squadra che si sta divertendo e che all’11esimo della ripresa trova il raddoppio su calcio di rigore, quando Kiwior devia con un braccio il pallone calciato da Lautaro, il quale si incarica della battuta e spiazza Provedel.
Da quel momento l’Inter amministra serenamente e nei minuti successivi sfiora ripetutamente il gol.
Calhanoglu è ispiratissimo e quando viene sostituito per farlo riposare in vista di Roma esce tra gli applausi. Perisic e Gagliardini sforano il gol e nel frattempo Simone Inzaghi opera diverse sostituzioni, tra queste c’è anche Sensi che dimostra di poter meritare anche più dei 25 minuti concessi con lo Spezia.
Nel complesso una bella partita dominata in modo tanto netto da rendere necessario precisare che se da una parte la squadra ligure si è confermata avversaria non trascendentale, dall’altra il gioco nerazzurro è tanto consolidato quanto spettacolare.
Spiccano le prestazioni di Calhanoglu, Lautaro e Dumfries, oltre alla certezza Brozovic.
Il croato gioca sempre e anche se ieri ha sbagliato due palloni che potevano diventare pericolosi, ha ulteriormente dimostrato di essere imprescindibile. Presente in ogni zona del campo, determinante nel dettare i ritmi alla squadra ed essere il rifugio perfetto in ogni momento della gara.
Calhanoglu sta confermando di avere un grande talento. Si tratta di capire se l’effetto che sta producendo il gioco di Inzaghi su Perisic (mai stato tanto continuo) si confermerà anche nel turco, il quale sa fare il regista, è migliorato in interdizione ed è sempre più spregiudicato nelle iniziative. Bene, davvero bene Dumfries, il quale dopo le titubanze dei primi 20 minuti si è sbloccato collezionando percussioni, assist, triangolazioni e creando opportunità che potevano avere più fortuna. Ora con la Roma dovrà confermare di essere utile e magari decisivo nelle gare di livello più impegnativo.
La stagione per ora sta persino andando meglio del previsto, ma il gioco è il tratto distintivo più evidente. Da tanti anni non si vedeva una squadra così convincente, capace di entusiasmare il pubblico. La stagione è ancora tanto promettente, ci sono quattro trofei in palio e la sensazione di essere in corsa in almeno tre su quattro. Se poi si passassero anche gli ottavi sarebbe bello godersi il percorso anche senza chi lo ha tracciato.
Amala
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