Irriducibili e contenti

Irriducibili e contentiTUTTOmercatoWEB.com
domenica 19 settembre 2021, 19:15Editoriale
di Gabriele Borzillo

Sono sincero, non me l'aspettavo. Meglio, mi aspettavo di vincere, mi aspettavo la reazione ma con quel pizzico di paura derivante da anni e anni di interismo e frequentazione degli stadi. Prima della partita avevo pronosticato un tre a uno finale, magari anche sofferto per qualche tratto dei novanta minuti: invece, tu guarda, adoro quando i miei eroi pallonari riescono a stupirmi. L'Inter non ha vinto. L'Inter ha stravinto, nonostante qualcuno abbia forse visto una partita diversa ma poco ci importa e ci deve importare. Il peso della sconfitta assolutamente immeritata subita ad opera di un Real domato e dominato per lunghi periodi avrebbe potuto schiacciare una squadra con personalità debole. No, questi ragazzi non hanno alcuna debolezza, solo innumerevoli certezze maturate nel famoso percorso che ci ha portato a cucire il diciannovesimo sul petto. E' un gruppo unito, coeso, con molti leader che non amano pestarsi i piedi ma, al contrario, sono amici dentro e fuori dal campo. Senza cadere nella facile retorica dopo un sei a uno, finito sei a uno perché i ragazzi hanno cercato a un certo punto di risparmiare energie e il signor Ayroldi ha ben pensato, coadiuvato dal VAR Guida, di non fischiare un calcio di rigore clamoroso, e non clamoroso per dire, proprio no. Però poco importa, anzi importa ma non a noi, avevamo già fatto il lavoro e un rigore in più un rigore in meno non avrebbe cambiato nulla.

L'Inter ha giocato serena, da grande squadra, dopo il gol di Lautaro, sempre più volto del nuovo corso: ha corso un rischio inutile consentendo al Bologna di ripartire per un tacco di troppo, bravo Samir perchè lo sloveno quando fa bene va detto così come quando tanto bene non fa, ha raddoppiato e, da lì, ha passeggiato con estrema tranquillità, trovando immediatamente la rete con Barella. A quel punto la partita era finita, troppo il divario tra i nerazzurri e l'avversario di turno. Il resto passerella, prova di calcio senza trequartista e con Dzeko più vicino alla porta e al compagno di reparto. Doppietta del ragazzo bosniaco, coi piedi è un portento, il mio augurio è che Simone Inzaghi lo convinca a giocare e giostrare più vicino possibile all'area avversaria, a far seguito al "la prende Vecino" il quale, esattamente tre anni fa, metteva a sedere il Tottenham in una partita eccezionale dal punto di vista emotivo.

Non bene, benissimo, Dumfries. Non è una sorpresa, personalmente non la considero tale e, facciamo quelli che se la menano un secondo, ho sempre detto e scritto come il titolare della fascia fosse Denzel da Rotterdam, un metro e ottantanove di potenza pura. Sa attaccare, mette in mezzo palloni scivolosissimi per le difese avversarie, non ha paura dell'uno contro uno, sa difendere e, nonostante giochi da esterno destro nella tre da meno di due anni, ha ottenuto ottimi risultati. Evito di soffermarmi su Nicolò Barella o sulla enorme intelligenza calcistica di Brozovic, finalmente tornato dalla vacanza più forte e completo di prima, se possibile.

Sia chiaro, non abbiamo vinto la Champions League. Non abbiamo vinto nulla, se non una semplice partita di campionato: ma era importante, ieri, vincere. E convincere. Forse un'Inter diversa, un Inter di qualche anno fa, sarebbe uscita con le ossa rotte dalla sconfitta europea. Oggi, al contrario, esce ancora più sicura dei propri mezzi e della propria forza.

Martedì si va a Firenze. Soprattutto per fare bene.

Alla prossima.

Ah, la cosa più bella della serata? C'mon, Christian Eriksen!