Dalla parte di Willy il Coyote
Magari pochi se la ricorderanno, sono passati anta anni, ma Eugenio Finardi scrisse una canzone fantastica – Vil Coyote - inno a non mollare di un centimetro, contro tutto, contro tutti. Come Willy, personaggio mitologico dei cartoni animati sempre all’inseguimento di Bip Bip, road runner scaltro e velocissimo, senza mai riuscire a prenderlo. La cosa bella della vicenda, a parte situazioni surreali per le quali rido ancora oggi e gli anta li ho belli che passati, è l’insistenza di Willy. Non si arrende mai, proprio mai. Continua, ossessivamente, a dare la caccia a Bip Bip: sbattendo il muso a destra e a sinistra, uscendone spesso con le ossa rotte ma poco importa, lui è l’obbiettivo.
È un campionato strano questo, una specie di ciapa no al quale ci siamo allineati fin troppo presto. Bologna è l’ultimo esempio dell’altalenante stagione nerazzurra: trenta minuti di gran calcio, sopra di uno quando dovevano e potevano essere due se non tre, avversario stordito come un pugile groggy all’angolo quando, dal niente, dal nulla totale, l’avversario trova un colpo a sorpresa. E cala il sipario su bel gioco, certezze, spettacolo. D’accordo, difficile ricordare partite dove qualcuno segna due gol con un solo tiro in porta: ma capita, il calcio non ha spiegazioni logiche, non serve leggere tabelle di possessi, tiri, calci d’angolo e altre situazioni. Quelle sono statistiche, più che corrette, però statistiche: ma il calcio non è basket, pallavolo, baseball. È calcio. Irrazionale.
Quindi, bando alle ciance, non è possibile stilare un calendario di vere o presunte asperità: ancora meno ha senso trasformarsi in tanti piccoli indovini intenti a leggere nella sfera magica o nei fondi di caffè un futuro mai come quest’anno incomprensibile. Certo, viste Fiorentina (dell’ultimo periodo) e Sassuolo (ieri col Napoli) viene complicato pensare che potrebbero ergersi a ostacoli insuperabili per chi comanda attualmente. Ma quante altre volte abbiamo detto la stessa cosa nelle settimane passate? Perché qualcuno di noi, famoso calendario alla mano, pensava di riuscire a raccattare miserabili sette punti in altrettante partite? Non so Voi, io proprio no.
Ci sarà tutto il tempo possibile per rimuginare, nell’eventualità di finire dietro altri senza cucirsi la seconda stella sul petto. Ci sarà tutto il tempo per arrovellarsi o maledire il palo, il gol sbagliato, il gol subito, la partita giocata senza capo né coda. Sì, ci sarà tempo. Dal 23 maggio, magari. Tra venti giorni, magari.
Oggi è tempo di Willy, di non mollare, di rialzarsi e continuare imperterriti anche se tutto potrebbe sembrare perduto, quando di perduto non c’è assolutamente niente. Ci sono quattro partite, dodici punti, un’eternità pallonara. E lo scivolone, i due gol con un tiro in porta sono sempre in agguato, dietro l’angolo: per tutti. Perciò animo: non piangiamoci addosso, non ululiamo alla luna se è ancora giorno, non tiriamo fuori dai cassetti fazzolettini per asciugarci le lacrime. Bologna deve rendere la squadra più coesa, più unita che mai. Come Calha, che pur squalificato è voluto partire per Udine, vicino ai compagni. Perché il calcio non è una scienza esatta, è fatto di tante piccole cose, fiducia e comunione d’intenti comprese. Non stiamo a guardare come finirà per gli altri, non ci riguarda: anzi, fosse per me toglierei telefonini e qualunque mezzo di comunicazione ai giocatori prima di scendere in campo. Pensiamo a vincere. Prima a Udine, poi con l’Empoli, poi a Cagliari, infine con la Sampdoria. Facciamo il nostro dovere: se alla fine gli altri saranno stati più bravi di noi complimenti a loro, ci rivedremo la stagione prossima. Ma, fino al triplice fischio dell’ultima giornata, io continuo a crederci. Un po’ come Willy.
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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