Come si batte il Benfica: cosa deve fare e evitare l’Inter, cosa aspettarsi

Come si batte il Benfica: cosa deve fare e evitare l’Inter, cosa aspettarsiTUTTOmercatoWEB.com
lunedì 10 aprile 2023, 18:02Editoriale
di Tancredi Palmeri

Inutile nascondersi che il momento per i Quarti di Finale per l’Inter non poteva essere peggiore. A ben guardare in verità il gioco c’è, come praticamente sempre sotto Simone Inzaghi. Partita discreta contro la Fiorentina e contro la Juventus, dominata contro la Salernitana. Ma contro i viola la fase difensiva è stata un colabrodo; contro i campani è mancata la personalità ancora una volta d ribellarsi al destino; almeno contro la Juve c’è invece stata la reazione psicologica nel Secondo Tempo, ma non a caso soprattutto dopo essere andati sotto. E allora il momento non poteva essere peggiore perché se nel calcio la testa è tutto, beh è proprio la testa che sta fottendo l’Inter: tutte queste occasioni sbagliate per sfiducia nei propri mezzi nonostante il crearle non arrivi certo dal cielo; quella perenne insicurezza che ti fa cronicamente avere quel pensiero di troppo quando devi ammazzare la giocata.

Contro il Benfica, anche solo una piccola percentuale di questo sarebbe letale.

E’ la Champions baby. Serve il gioco, serve l’intensità, e serve la testa che ti comanda.

Il primo l’Inter ce l’ha; la seconda va ad intermittenza ma nelle grandi partite Simone Inzaghi non l’ha mai fatta mancare; la terza in questo momento sistematicamente inizia bene e poi va per i fatti suoi, e in questa maniera svuota il gioco e fa correre le gambe a vuoto.

L’Inter troverà un Benfica che semplicemente gioca bene. E’ un Napoli in forma ridotta, e nemmeno tanto ridotta. Allarga la manovra, gioca veloce, va in verticale, è intenso nel recupero palla, tiene le linee strette, occupa splendidamente il campo. Lo batti solo se giochi meglio. Cosa che quest’anno in Europa, udite udite, semplicemente non è riuscito a nessuno. Il PSG ci ha fatto due 1-1, la Juve lo sappiamo le ha perse entrambe. E se è per questo in campionato il Benfica ne ha perse solo 2: contro il Braga il 30 dicembre, prima partita di rientro dai Mondiali con la squadra ancora con la testa in Qatar, e poi proprio 3 giorni fa nel Classico contro il Porto, sconfitta in rimonta al Da Luz, ma forti di comunque un +7 proprio sul Porto a fine partita che a 7 giornate dal termine vuol dire comunque titolo virtuale, e infatti gli encarnados (soprannome del Benfica) sono proprio sembrati tirare indietro la gamba nella seconda parte con la testa già all’Europa, situazione ammessa a mezza bocca dal tecnico Roger Schmidt a fine partita. Il 4-2-3-1 dovrà rinunciare al terzino destro danese Bah, infortunato contro il Porto e fuori per una distorsione al ginocchio che lo terrà ai margini per un mese. Lo sostituirà il 30enne brasiliano Gilberto, passato in Italia dal 2015 al 2017 tra Fiorentina, Verona e Latina collezionando solo 19 presenze. Poi Chiquinho e Florentino davanti alla difesa, poderosa cerniera di mediani capaci di sradicare, possedere e rilanciare, che fanno occupazione militare del centrocampo. Sulla trequarti a destra spadroneggia l’ex Joao Mario, fondamentale con i suoi 17 gol abbinati a saggezza tattica che sono stati il vero disequilibrio della squadra. Al centro Rafa, colonna storica e sottovalutato internazionalmente, ma ottimo per ritmo e visione di gioco, e a sinistra la rivelazione norvegese Aursnes, versatile centrocampista di fosforo che oscilla tra mediana e linea di trequartista ed è stato eletto miglior giocatore degli Ottavi vinti dal Benfica, portato con sé da Schmidt in Portogallo dall’Olanda, dove da allenatore del PSV il tedesco lo aveva ammirato tra le file del Feyenoord. E infine in avanti addirittura in panchina David Neres e Musa pronti a subentrare a Gonçalo Ramos, la nuova iradiddio del Benfica che sarà il prossimo a portare una barcata di soldi, con i suoi altrettanti 17 gol a 22 anni e la prima stagione da titolare vero.

Attacco veloce, esterni che pungono (soprattutto Grimaldo che sale dalla sinistra in difesa), pressione e difesa performante con dietro un portiere come il greco Vlachodimos, che in 5 anni ha raramente sbagliato partita.

Inutile dire che servirebbe l’Inter gagliarda del Camp Nou. Ma questa Inter se lo può permettere? Per farlo ci vuole gran corsa e posizioni vicine, perché sennò il Benfica ti schiena e non recuperi più.

E allora bisogna capire se fare necessità virtù: se Simone Inzaghi percpeirà che in verità la prestazione di gran qualità è possibile, checché dicano gli eventi dell’ultimo mese e mezzo, allora l’Inter può andare a fronteggiarsela a viso aperto.

Altrimenti non sarà vergogna abbassare il baricentro come a dire il vero quasi mai Inzaghi fa, ma tenendo comunque la linee strette e non infossate in area, per provare a stanare il Benfica ed espugnarlo a folate. I 60mila benfiquisti del Da Luz dovranno essere maneggiati con estrema cura.

Ma del resto l’Inter l’ha fatto egregiamente con i 90mila del Camp Nou.

Perché aveva la testa ben salda. E alla fine, è la cosa che fa la differenza.