Ventola: "Scelsi l'Inter per Ronaldo, Gresko fu salvato dalla polizia. Su Vieri..."

Nel suo intervento ai microfoni della Gazzetta dello Sport, Nicola Ventola ricorda il suo approdo all'Inter: "Inter e Roma mi offrivano lo stesso ingaggio, Totti mi chiamava tutti i giorni, ma scelsi i nerazzurri per Ronaldo. Parlai pure con Milan, Juve, Monaco e con Vialli, che all’epoca era al Chelsea. Gianluca chiamò a casa, rispose mia madre, quando mi disse che c’era “il signor Vialli” al telefono risposi mandandolo a quel paese. Cavolo, era lui".
Il primo infortunio come fu?
"Tremendo. Ero all’apice, poi il crociato saltò in Empoli-Bari per un fallaccio di Daniele Baldini, che dopo 25 anni non mi ha ancora chiesto scusa. Rientrai contro l’Inter e segnai".
Un flash su Ronaldo?
"Siamo fratelli. Una volta andai in Brasile e all’aeroporto nessuno mi controllò il passaporto. “Io qui come Papa a Roma”, rispose".
La punizione contro lo Spartak fu un’idea sua?
"Si era fissato, voleva darmela di tacco per farmi tirare. “Vedi che io non sono Ronaldo, se la tiro in curva mi fischiano”, gli dicevo. Andò bene: segnai un gol incredibile. Ronie era così: aizzava i tifosi come un direttore d’orchestra, prendeva di mira il povero Taribo con dozzine di tunnel. Se n’è sempre fregato delle diete".
Lo scudetto perso il 5 maggio è il rimpianto più grande?
"Sì, insieme al non aver debuttato in Nazionale. Tutti ricordano la Lazio, ma noi lo buttammo via prima. Mentalmente avevamo vinto: ci eravamo portati le maglie, le telecamere. Ricordo le lacrime di Ronie e quelle dei tifosi all’aeroporto. Ci chiedemmo: “Ma perché a noi?”".
Ma è vero che il giorno dopo Gresko fu salvato dalla polizia?
"Certo. Le persone l’avevano assalito".
Il miglior Ventola dove si è visto?
"Nei due anni a Bergamo, dove segnai 15 gol in B l’anno della promozione, nei primi mesi all’Inter e a Bari. Debuttai in Serie A a 16 anni contro la Fiorentina e presi un calcione da Marcio Santos. A Grumo Appula mi divertivo a dire alla gente che avevo incassato una randellata da un campione del mondo".
Oggi è un uomo felice?
"Sì, ho tutto e faccio ciò che amo con gli amici, Lele (Adani, ndr) e Antonio (Cassano, ndr), che mi rimprovera ancora perché da bambino non gli regalavo mai i pantaloncini. Col nostro programma, “Viva el futbol”, ci divertiamo da pazzi: alcuni ci amano, altri ci odiano, ad altri diamo fastidio. Ma dietro c’è competenza. Adani e Cassano vedono 6-7 partite al giorno, io un po’ meno".
Ma l’amicizia con Vieri le manca? Dopo il litigio che causò lo scioglimento della Bobo Tv non vi siete più parlati...
"Quando si interrompe un legame di 25 anni è sempre un peccato. Quando ci incontriamo non ci salutiamo. Ma io, da uomo pacifico, dico che il tempo curerà le ferite".
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