L'Inter dei giovani, verso i quali non c'è alcuno sconto

Ho questo dubbio insopprimibile, una questione forse ancestrale, irrisolta e misteriosa che si trascina senza che nessuno si opponga alla modalità del giudizio categorico, perentorio e definitivo che c’è da sempre nel calcio, non solo nei tifosi ma anche tra i giornalisti.
All’Inter di quest’anno ci sono delle giustificazioni sulla scontentezza che ha animato l’estate nerazzurra e le conseguenti valutazioni al ribasso di ogni cosa entrasse ed uscisse dalla Pinetina.
Le perplessità sono legittime quando si acquista un giocatore dal calibro sconosciuto, la preoccupazione per le scelte societarie è un sintomo di affetto. Affermare che serviva anche altro è normale per chi segue l’Inter tutti i giorni e ne conosce il motore.
La realtà delle cose dovrebbe poi servire a far cambiare valutazioni, ma riesce molto difficile se queste si radicalizzano.
Riassumo in breve tutto quello che si è detto, e in parte si dice ancora, sulla reputazione del club in questi tre mesi: società confusa, Marotta fa troppi errori, Ausilio fa brutte figure, Chivu è troppo giovane, era la terza scelta, ci voleva qualcuno di più esperto, Pio Esposito è un grande, Luis Enrique non è da Inter, Sucic non è male, anzi è fortissimo, Bonny, con quei soldi prendevi qualcuno di più pronto, non va bene, Diouf è proprio scarso, Pio Esposito è pazzesco, Chivu è bravo ecc…
Questo tipo di affermazioni arrivano anche dalle valutazioni giornalistiche che hanno cambiato orientamento disinvoltamente.
Cambiare opinione è corretto, a patto che le affermazioni non si palesino come mini cassazioni.
Si intuisce che continuerà ad esserci parecchio squilibrio nelle valutazioni anche nei prossimi tempi. Epperò vero che ragionare una valutazione dovrebbe essere più sensato, se si parla di calcio.
Prendiamo Andy Diouf. Può darsi che il centrocampista si riveli essere davvero scarso nel tempo, o che confermi di non avere le attitudini per poter giocare ad alti livelli. Ma che senso ha appiccicare l’etichetta di giocatore non adeguato dopo aver visto 28 (ventotto!) minuti complessivi? Oltretutto nei minuti in cui è subentrato con la Cremonese, per quel pochissimo che poteva fare, non ha fatto nemmeno male.
Se anche fosse è un giocatore dell’Inter, ha 22 anni e in passato persino Dumfries, Hakimi, addirittura Maicon e centinaia di altri giocatori, hanno faticato ad entrare nei meccanismi.
La mia perplessità era sul tipo di giocatore acquistato dopo aver perso Konè, non sulla qualità effettiva. Leggo di gente che sembra aver visto tutte le partite del Lens della scorsa stagione, snocciola numeri, cita situazioni e certifica che non è all’altezza. Punto.
Bonny per due mesi è stato snobbato con un criterio simile, giocava poco e questo sembrava autorizzare il crescente scettiscismo. Si è preparato, ha debuttato dal primo minuto e ha addirittura fatto tre assist e un gol, muovendosi da attaccante completo.
Giudizi su di lui completamente cambiati.
Pio Esposito è un ragionamento opposto. E’ nato nell’Inter, è interista ed è tornato qui come Dimarco con l’aurea del predestinato. Titoli e giudizi sono sempre al rialzo in modo anche eccessivo. Non c’è equilibrio.
Luis Enrique è invece vittima di un metro di giudizio più grande di lui. Per poter convincere il pubblico deve fare cose importanti e decisive. Dietro la schiena del brasiliano c’è un’insegna luminosa, con un preconcetto ben visibile, che impedisce di avere la giusta proporzione nel verdetto per le sue prestazioni. Quando sento dire: “il nuovo Dalbert” c’è da perdere la testa. Pura spietatezza popolare, una forma di bullismo che il tifo dell’Inter riserva quasi ogni anno verso un suo giocatore. Lo prende di mira e non se ne esce fino al termine della sua avventura in nerazzurro.
Su Chivu hanno rapidamente cambiato idea in tanti, ma le redenzioni sono facili quando si ottengono cinque vittorie consecutive.
Sarà una stagione dal grilletto facile, perché i giovani arrivati sono stati pagati e l’elemento età viene per questo cancellato, senza alcun condono sull’ambientamento.
E’ un metodo di valutazione netto che non condivido ma a cui a cui sono rassegnato.

Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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