Sanchez a DAZN: "Se non avessi giocato a calcio, avrei fatto l'attore. La competizione fa bene, ecco perchè mi sento un leone"

Sanchez a DAZN: "Se non avessi giocato a calcio, avrei fatto l'attore. La competizione fa bene, ecco perchè mi sento un leone"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di www.imagephotoagency.it
giovedì 30 novembre 2023, 15:42News
di Marco Corradi

DAZN prosegue col format "New Brothers", che presenta gli acquisti dell'Inter. Il protagonista quest'oggi è Alexis Sanchez, che racconta così la nascita del suo amore per il calcio: "Ho iniziato a giocare a sei-sette anni. La passione me l'ha trasmessa mia mamma, che gioca ancora a calcio. Era molto forte, faceva l'attaccante e la seconda punta. Ho capito che sarei diventato un giocatore professionista da bambino, se non ci fossi riuscito non so cos'avrei fatto. Forse l'attore, ho recitato in un film dal titolo "Il mio amico Alexis". Interpreto me stesso: c'è un papà che è ossessionato dall'idea che il figlio debba diventare un calciatore, anche se lui vuole fare l'architetto, e me lo fa conoscere. Solo in seguito si accorge che è la figlia a voler giocare davvero a calcio, e si arrende all'idea". 

In che genere ti vedresti bene?

"Mi piace molto Rocky Balboa, quindi i film di pugilato e coi guerrieri.

Segui altri sport?

"Seguo anche tennis e basket, mi piace guardarli. Da ragazzino giocavo a basket, anche se sono 1.70m". 

Il tuo primo ruolo da calciatore?

"Ho sempre fatto l'attaccante, prima a destra e poi a sinistra. E poi ancora da nove, posso fare tutti i ruoli. Il mio primo stadio? A Calama, col Cobreloa, che mi ha fatto debuttare a 15 anni".

Il tuo primo regalo legato al calcio?

"Delle scarpe da calcio. Il sindaco di Tocopilla, la mia città, arrivò dopo Natale con gli scarpini, ero il bambino più contento del mondo e andavo a giocare sul cemento con gli scarpini. Non si potrebbe fare, ma l'ho fatto. E li ho consumati, quegli scarpini".

Il momento più difficile della tua carriera?

"Può capitare di perdere una finale, ma ogni lezione è parte del processo. Se ti fai male, è parte della carriera del giocatore. Se ti succedono cose brutte, impari dalla situazione. L'insegnamento più importante è che ai calciatori, oggi, tanta gente può dire tante cose. Ma bisogna imparare da soli, cadendo e rialzandosi".

Sei un'icona del Cile, che cosa significa per te la tua Nazionale?

"Non ho ancora la dimensione di ciò che ho fatto, ho realizzato tanti gol e assist. Posso dire che non mi manca nulla. Ma non penso a ciò che ho fatto, ancora sono in Nazionale, gioco e sono in forma. Un giorno, quando mi sarò ritirato, conterò i record e vedrò se qualcuno riuscirà a batterli". 

Ti conosciamo come Nino Maravilla, ma avevi un altro soprannome in Cile da piccolino...

"Mi chiamavano Ardilla (scoiattolo, ndr). Quando giocavamo a calcio e la palla finiva sul tetto, andavo sempre io a recuperare la palla. Ero velocissimo a salire e scendere, mi chiamavano scoiattolo per questo. In due minuti ero giù e si riprendeva a giocare come se niente fosse". 

Perchè hai un leone come immagine su Instagram?

"L'elefante quando guarda il leone, pur essendo più grande, sa che ha fame ed ha rispetto per questo. Il leone sta tutto il giorno a dormire, ma quando ti prende ti prende. Mi piace il leone, incute rispetto. Mi ci sento affine". 

Come passi il tuo tempo libero?

"Come una persona normale. Sto a casa, mi godo la famiglia e guardo dei film". 

Un pregio e un difetto?

"Vedo tutto bianco o nero. E sono diretto, se qualcosa non mi sta bene lo dico. Può anche essere un difetto".

Tre caratteristiche per descriverti come giocatore.

"Sono furbo, ho la capacità di sapere quando e come muovermi, ed ho visione di gioco come un trequartista".

Quanto è importante la vita dello spogliatoio?

"Tra compagni c'è sempre la concorrenza, ma se è sana tutta la squadra va avanti e non ne risente. Bisogna trovare quell'equilibrio e creare un gruppo che sta bene insieme. Solo allora si crea una squadra vincente". 

Servono più il talento o la determinazione nel calcio?

"Tutti e due. Puoi avere talento e non combinare niente. Io avevo ed ho talento. Tempo fa non mi allenavo bene perchè avevo talento e pensavo non mi servisse faticare, ma ho capito che servono sia il talento che la determinazione di allenarsi e voler migliorare. Senza, non vai da nessuna parte".