C'è chi polemizza sul siparietto dei Thuram. Garlando: "Un fratello resta un fratello"

Non è sfuggito a telecamere e spettatori a casa e allo stadio il siparietto andato in scena a San Siro domenica sera fra Marcus Thuram e suo fratello Khephren: dopo i gol realizzati l'interista ha scamiato saluti a distanza con il 'rivale' bianconero, presente in tribuna in compagnia di papà Lilian per sostenerlo.
Eppure c'è chi non ha apprezzato il gesto dello juventino, 'reo' di aver ammiccato dopo un gol di una squadra rivale ai bianconeri. In merito all'assurdità di questa tematica si è espresso fra le colonne de La Gazzetta dello Sport oggi in edicola il giornalista Luigi Garlando:
"Bel quadretto. Ma non per tutti. Una fetta di popolo juventino ha rimproverato a Khephren il pollice alto: «Sei stipendiato dalla Juve! Assurdo fare l’ok a un’avversaria da scudetto!». Una distorta forma di difesa, amore tossico. Cosa si aspettavano? Che, per lo stipendio, Khephren diventasse Caino? I fratelli Thuram hanno restituito la corretta etimologia alla parola “competizione”: il “cum” latino significava insieme. Lo sport è “inseguire insieme lo stesso traguardo”.
"Un amico resta un amico e un fratello un fratello", scrive ancora il giornalista.
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