Creare una mentalità resiliente in un contesto che non perdona: inizia ufficialmente la stagione dell'Inter

Creare una mentalità resiliente in un contesto che non perdona: inizia ufficialmente la stagione dell'InterTUTTOmercatoWEB.com
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Oggi alle 09:16Editoriale
di Marta Bonfiglio

Il 25 agosto a San Siro comincia ufficialmente la stagione dell’Inter e, con essa, prende forma il primo capitolo del progetto Cristian Chivu. L’allenatore rumeno non nasconde il suo orgoglio: "Sono sereno, non vedevo l’ora che iniziasse il campionato". Ma dietro la calma apparente, la sfida è titanica: riportare la squadra a competere, rispettando una linea societaria e sopportando la pressione di un club dove il tempo, per ammissione dello stesso tecnico, “non esiste”.

L’Inter che affronta il Torino non è una squadra finita. E', come dice Chivu, “un cantiere aperto”. La preparazione è finita, il mercato non è ancora chiuso, e le aspettative restano intatte. Il rumeno ha insistito sulla qualità del lavoro svolto: "Abbiamo lavorato bene, con una preparazione breve e intensa. I giocatori si sono messi a disposizione". Ma le incognite restano. L'inserimento dei nuovi, la condizione atletica, il peso di un inizio che non concede margini d’errore.

Il tecnico difende la coerenza del club: "Non voglio quantità ma qualità". Giovani di prospettiva, investimenti mirati, nessuna follia. Una linea che convince sul piano progettuale, ma che lascia aperti interrogativi: basteranno questi innesti per tenere il passo delle rivali? Chivu non si nasconde: "Alcuni giocatori non li abbiamo presi non per colpa nostra". Tradotto: i nomi c’erano (Lookman) ma le condizioni non hanno permesso di chiudere. L’Inter, insomma, si muove con una strategia sostenibile, ma senza colpi di teatro. Una scelta che rafforza il concetto di “progetto”, ma aumenta il rischio di partire con qualche fragilità.

Chivu porta con sé la memoria del 2010, ma senza illudere nessuno: "Vorrei trasmettere lo spirito del Triplete, la capacità di gestire i momenti". Il riferimento a Kiev non è casuale: allora l’Inter era a un passo dall’eliminazione, poi ha scritto la storia. Il messaggio è chiaro. Questa squadra dovrà imparare a soffrire, senza crollare alla prima difficoltà. Perché il campionato è lungo e i momenti bui arriveranno. Qui si giocherà la vera partita di Chivu: creare una mentalità resiliente in un contesto che non perdona.

L’esordio non sarà semplice. Il Torino di Baroni, cambiato in panchina ma solido nella struttura, è una mina vagante. "Non hanno nulla da perdere", avverte Chivu, che dovrà gestire anche un’altra variabile, il mercato ancora aperto: "Tutti vorremmo iniziare con la rosa definita, ma fa parte del gioco". 

Contro il Torino allora conta vincere, ma non solo. Conta dare un segnale. Perché questa Inter non può permettersi di perdere tempo a ritrovarsi: "Quando sei onesto con il lavoro che hai fatto, non devi temere nulla", dice Chivu. È una dichiarazione di fede nel metodo, ma la storia insegna che qui il metodo ha vita breve se non arrivano i risultati. Il tecnico lo sa: "Purtroppo o per fortuna nell’Inter il tempo non esiste". È la frase più sincera della conferenza.

Il nuovo corso è iniziato. Ambizione, pazienza e realismo si intrecciano. Il campo dirà se le parole possono trasformarsi in fatti. Perché all’Inter, oggi come nel 2010, si vince solo in un modo: gestendo i momenti e arrivando in fondo. Ma per arrivarci, bisogna partire forte. Già il 25 agosto.