ESCLUSIVA - Leo Franco (ex Atletico): "Inter super, ma Simeone non punterà a difendersi"

ESCLUSIVA - Leo Franco (ex Atletico): "Inter super, ma Simeone non punterà a difendersi"TUTTOmercatoWEB.com
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giovedì 15 febbraio 2024, 17:16Esclusive
di Daniele Najjar

Testacoda nell'anticipo di Serie A in programma domani sera: nella sfida alla Salernitana, l'Inter giocherà soprattutto contro sé stessa cercando di non prendere sottogamba l'impegno, con i campani affamati di punti-salvezza dopo i tanti innesti del mercato invernale.

E' chiaro però che il ritorno della Champions League è lì, dietro l'angolo, con annesse possibili distrazioni: l'Ottavo di Finale con l'Atletico Madrid è previsto martedì, ma in realtà i calcoli e la preparazione a quella serata sono già in atto, come è normale che sia data l'importanza dell'obiettivo. Inzaghi sembra intenzionato ad effettuare un minimo di turnover, con Dumfries ed Arnautovic che potrebbero trovare spazio in campionato. 

In esclusiva per la redazione de L'Interista è intervenuto l'ex portiere argentino dei Colchoneros, Leonardo Noeren Franco, che ha difeso i pali biancorossi dal 2004 al 2009, periodo nel quale ha incrociato l'attuale allenatore degli iberici, Diego Simeone. Franco ha poi fatto parte a lungo della rosa della Seleccion (compresa quella che si fermò ai quarti del Mondiale 2006), condividendo il campo con gente del calibro di Batistuta, Zanetti, Milito, Crespo e ovviamente Leo Messi, fra gli altri.

Quali ricordi la legano a questo club, l'Atletico Madrid?

"Sono stati semplicemente i 5 anni più importanti della mia carriera. Sono arrivato in un club che aveva problemi economici, ho lasciato lo stesso club dopo una grande crescita e due qualificazioni consecutive in Champions. E' stato bello fare parte di quella rosa: abbiamo riportato l'Atletico dove meritava di essere".

Lei con Simeone ha condiviso lo spogliatoio: già allora lo vedeva con un futuro come quello che si è costruito oggi?

"Sì, dal primo giorno in cui l'ho conosciuto si vedeva chiaramente che fosse già allenatore, dentro".

Da cosa lo diceva?

"Da calciatore passava 24 ore al giorno analizzando i rivali di turno, guardando le partite, studiando la preparazione degli allenamenti. Ho vissuto la partenza del Cholo dell'Atletico nel 2005, ma anche dopo di essa lui era sempre molto presente ed informato su chi sarebbe stato di volta in volta il nuovo allenatore. Ho sempre pensato che sarebbe diventato quello che è oggi e che sarebbe arrivato a questo livello".

Vede l'Inter nel suo futuro?

"Francamente nella mia testa Inter e Atletico sono sempre stati i club nei quali ero certo che avrebbe iniziato il proprio percorso in Europa. A Milano poi c'è un suo grande amico che è Zanetti, una persona che ammiro molto e con la quale ho avuto la fortuna di condividere lo spogliatoio nella Selección. E' una mia idea che per questo legame con Pupi, oltre che per quello con i colori nerazzurri, continuo a credere che un giorno possa allenare la Beneamata. Però va anche detto che sta facendo grandi cose all'Atletico e penso che rimarrà ancora a lungo qui".

Il Cholo è "l'antidoto perfetto" per il gioco di Inzaghi? Se c'è un tipo di match che l'Inter ha sofferto in questi anni è stato proprio contro le squadre meglio organizzate difensivamente.

"Penso che il vantaggio principale per lui risieda nel fatto che conosca molto l'Inter, la sua cultura. Sa che tipo di partita ci potrà essere a San Siro ad attenderlo, quale clima. Ha molte possibilità di passare il turno grazie al suo passato lì. È vero che l'Inter è ad un livello straordinario, perché ha perso pochissime partite negli ultimi anni in Europa, però i Colchoneros hanno grandi chances".

Martedì che partita sarà a Milano?

"Immagino un'Inter che presserà molto, con l'Atletico che proverà a tenere il possesso palla per alleggerire. Sta facendo molto bene ultimamente in tal senso la squadra del Cholo. Non penso che Simeone vorrà avere un atteggiamento molto difensivo, sarà invece una partita molto bella, aperta. Anche se entrambe sapranno che essendo il primo match, sarà molto importante il risultato".

Lei ha giocato con i migliori 9 argentini degli ultimi anni. Le faccio due nomi chiedendole: che cosa vede di Crespo e Milito in Lautaro Martinez?

"Hernan e Diego sono due grandi amici e sono stati due giocatori straordinari. È difficile fare paragoni, ma dico questo: ha la finalizzazione di Milito e sa muoversi e attaccare gli spazi come Crespo. Hernan era molto intelligente e Lautaro lo è in egual modo". 

Quanti sono migliori di lui oggi?

"Pochi, pochissimi. Ce ne sono di buoni attaccanti, anche qua in Spagna dove Morata potrà essere un fattore importante per questa sfida, è un grande attaccante che sta molto bene, così come Griezmann. Però Lautaro è fra i migliori 5 del mondo".

Le piace Sommer? Sta sorprendendo per quanto sta incidendo, dopo essere arrivato un po' a fari spenti, pur venendo dal Bayern.

"Penso che sia un portiere molto continuo, regolare. Ha un livello e quel livello lo mantiene sempre. Per me è sempre stato un grande portiere, che ha mantenuto un livello alto, all'Inter sta facendo ancora molto bene. La sua regolarità è l'arma in più che ha. Va detto poi che l'Inter difensivamente sta giocando alla grande. Però guardando bene capisco la sua domanda: in effetti è vero che magari non è mai stato un portiere acclamato come i top assoluti, però è sempre rimasto lì, mantenendo il suo livello da 7,5/8 su 10".

E i migliori oggi quali sono, per i suoi gusti?

"Dibu Martinez per il livello che sta avendo e per l'ultima Coppa del Mondo. Oblak va messo: da 10 anni mantiene un livello altissimo. Courtois ha male e non si può citare ora. Faccio un altro nome: mi piace molto Musso. Veloce, reattivo, bravo nelle uscite. Straordinario". 

Ederson e Maignan no?

"Straordinari, certo, è difficile sceglierne uno o due infatti: anche loro ci sono, assolutamente. In Premier è più difficile e quindi dico Dibu Martinez. In Italia c'è Musso, in Spagna Oblak". 

Il giocatore che più l'ha messa in difficoltà con i suoi tiri? Valgono sia le partite che gli allenamenti... 

"In partita il più difficile da affrontare per me è stato Rivaldo, al Barcellona".

Perché?

"Era unico. Ho sempre fatto il suo nome, senza alcun dubbio. Stava divinamente, aveva un tiro straordinario, colpiva in un modo incredibile. Era molto simile a ciò che è oggi Bellingham. Poi univa tutto alla tecnica".

Ed in allenamento?

"Ho avuto la fortuna in Nazionale di allenarmi con il giovane Batistuta. Ricorderò sempre un giorno in cui non feci in tempo a spostare la mano dopo un suo tiro, sentii solamente: "Boom!". E vidi il pallone colpirmi nel petto, mi distrusse (ride, n.d.r.)".

Non ha fatto il nome di Messi.

"Ehi, parlavamo solo del tiro che mi ha messo più in difficoltà eh (Ride n.d.r.)! Personalmente avevo quel ricordo legato a Bati, poi logicamente Leo non ti dava nemmeno la possibilità di intervenire, di arrivare al pallone, un alieno. Bati era 90 Kili di potenza, una bestia".