Esclusiva

Paganin su Inzaghi: "Il futuro parte da lui: in Italia non abituati a progetti così lunghi"

Paganin su Inzaghi: "Il futuro parte da lui: in Italia non abituati a progetti così lunghi"TUTTOmercatoWEB.com
domenica 31 marzo 2024, 20:00Esclusive
di Daniele Najjar

L'ex difensore dell'Inter, Massimo Paganin, è intervenuto in esclusiva per la redazione de L'Interista per parlare di alcuni temi caldi di casa nerazzurra, alla vigilia della sfida con l'Empoli ed in generale quando Lautaro e compagni si preparano allo sprint finale di questa stagione che potrebbe portare il ventesimo scudetto della storia.

Che voto darebbe alla stagione dell'Inter, se dovesse arrivare la seconda stella?

"Si da un 10 ad una squadra che vince lo Scudetto, sempre. So che nel calcio di oggi si considerano anche le Coppe, ma l'Inter ha già vinto la Supercoppa e se dovesse trionfare in campionato - e credo che ormai ci sia poca storia - parleremmo di un percorso in cui ha dominato, meritandosi una cosa che ha costruito. Il risultato è un ambiente vincente dal punto di vista mentale, un gruppo che ha fatto progressi notevoli sia per quanto riguarda i giocatori che il tecnico ed il suo staff ed i dirigenti. Essendo infine il ventesimo scudetto, ha un peso importante, storico".

Inzaghi è l'uomo dal quale partire per costruire il futuro come già sta facendo, anche per alzare l'asticella in Europa?

"Partendo dal discorso europeo va detto che quest'hanno hanno trovato una squadra complicata e difficile, con un allenatore come Simeone che è lì da moltissimo tempo ed ha creato il giusto ambiente a Madrid. Facendo questo paragone dunque credo che sia sacrosanto che l'Inter riparta da Inzaghi come sembra, non vedo perché cambiare quando una cosa funziona così bene. L'allenatore poi è cresciuto, indipendentemente dal fatto di aver vinto coppe. Non siamo abituati in Italia ad un allenatore che rimane a lungo, ma lui ha lavorato benissimo, facendo crescere la rosa, valorizzandola. Questo è molto importante in termini assoluti nelle valutazioni che fa un club. Quanto è bravo l'allenatore si vede anche da quanto si alza il valore dei giocatori che ha, con il lavoro. Allenatore, dirigenza, calciatori e anche tifosi: l'Inter vince con la somma di queste componenti. Sottolineo anche i supporters perché sono cresciuti anche loro nel modo di stare vicino a questo gruppo, di fare critiche costruttive, giuste. È così che i nerazzurri sono rimasti anni ai vertici in Italia ed anche in Europa è considerata in maniera differente".

Dopo Zielinski e Taremi, chi altro può servire dal mercato per crescere?

"Dietro c'è Bisseck che sta crescendo nel modo giusto, poi ci sono Pavard e Bastoni che sono certezze, Darmian un jolly. Acerbi sta andando verso la fine della carriera quindi probabilmente bisogna pensare ad un centrale, per prendersi avanti. In mezzo mi sembra che non ci sia alcun problema dato che Asllani sta crescendo, così come Frattesi. Zielinski arriva nel ruolo dove c'è Mkhitaryan che comincia ad avere anche lui una certa età, e gli somiglia come giocatore, quindi l'Inter si è mossa bene. Sugli esterni ed in attacco bisogna capire cosa si muoverà. Gli inserimenti vanno fatti gradualmente con giocatori che possano alzare la qualità. I due che sono stati presi portano tanto dentro la rosa e non so se si voglia muoversi ancora".

Lautaro è il simbolo di questa stagione. Lo ha visto trascinatore anche in Europa in tanti modi, nonostante quel rigore sbagliato con l'Atletico? Si parla anche di lavoro per la squadra, spazi creati, assist sfruttati o meno...

"Un rigore non determina il valore e la considerazione che si hanno di un giocatore, anche a Baggio è successo d'altronde. Lautaro si è preso di diritto un posto nella storia dei centravanti dell'Inter e credo che abbia l'intenzione di rimanere a lungo. Le critiche però ci stanno perché si è alzata l'asticella e quindi da lui ci si aspetta sempre tantissimo. Ma ha risposto sempre sul campo, anche quando non ha fatto gol ha offerto le prestazioni, cercando di aiutare i compagni. Questa è la cosa più importante. È maturo come giocatore e come uomo, ha dato sempre di più alla squadra e penso non di faccia spaventare da qualche critica. Il rigore è qualcosa di fine a se stesso e cambia poco se va alto o se viene parato".