ESCLUSIVA - Il Derby d'Italia di Mudingayi: "Che emozione battere la Juve. Quell'1-3 a Torino..."
Il ricordo di uno dei derby d'Italia rimasti maggiormente nella memoria dei tifosi dell'Inter, ma anche una precisazione ribadita più volte nel corso dell'intervista, quasi a voler mandare un messaggio ai suoi ex tifosi.
Gaby Mudingayi parla a cuore aperto ai microfoni della nostra redazione, per raccontare sensazioni e partite vissute con la maglia della Beneamata. In particolare legate ai big match contro la Juventus, che stasera vivrà una nuova pagina, visto che vale la vittoria in Supercoppa Frecciarossa, ma non solo: "Sono molto orgoglioso di aver fatto parte della famiglia nerazzurra" - spiega il belga - ", ma anche molto dispiaciuto di non aver potuto, dopo una bella partenza, dimostrare ai miei tifosi l'attaccamento che avevo alla maglia, visto che mi infortunai gravemente".
Sì perché l'ex centrocampista si lacerò il tendine d'Achille in primavera, dopo aver disputato 6 mesi di ottimo livello una volta arrivato a Milano, con in panchina Andrea Stramaccioni. Ma quella stagione, 2012/13, si dimostrò poi essere maledetta sia dal punto di vista dei risultati che degli infortuni. Oggi Mudingayi ha intrapreso la carriera dell'agente sportivo.
Gaby, come sta andando la tua avventura da procuratore?
"Sta andando bene, sono agli inizi e sto imparando molto. Vado spesso a vedere ragazzi molto giovani fra Belgio e Francia, in cerca di talenti interessanti per portarli in Italia".
Oggi il derby d'Italia vale la Supercoppa Frecciarossa. Che partita ti aspetti?
"E' vero che la Juventus arriva con diversi infortuni importanti, ma è sempre il derby d'Italia, dunque difficile per definizione. In una partita così può succedere sempre di tutto, è imprevedibile. L'Inter però sta veramente bene dal punto di vista sia mentale che fisico. In un match così bisogna giocare sempre con l'asticella dell'attenzione molto alta, al massimo".
Hai contribuito ad una delle vittorie ricordate con più affetto contro i bianconeri, quell'1 a 3 a Torino, nel 2012...
"Un ricordo incredibile, perché fummo i primi a vincere nel loro nuovo stadio. Vincere contro la Juventus è sempre una bella sensazione. Giocare il derby d'Italia è sempre molto emozionante. Io ho avuto la fortuna di essere lì quella sera e di giocare una parte del match: al 90' avevamo una grandissima sensazione in corpo per quella vittoria".
Hai ricordi particolari della vigilia o del post-match che spieghino quanto sia sentita questa sfida eterna?
"Sì, ricordo che già quando arrivammo in albergo a Torino percepimmo la grande carica dei tifosi. Una volta usciti per salire sul pullman erano accorsi a centinaia, ci diedero una grande spinta. Dopo la vittoria poi ci furono grandi celebrazioni e festeggiamenti che durarono a lungo. Inoltre ricordo i tantissimi messaggi ricevuti da parte dei sostenitori. Insomma, una carica incredibile".
Oggi a comandare la Serie A ci sono due allenatori che hai conosciuto: Inzaghi come calciatore e Pioli da tecnico. Sorpreso dal loro percorso?
"Parto da Pioli, dicendo che ho avuto una grande fortuna ad averlo come tecnico al Bologna. Eravamo in grossa difficoltà, quando arrivò lui cambiò tutto e facemmo 51 punti. Non sono sorpreso a vederlo oggi perché sapevo che sia a livello umano che tecnico era un allenatore top. Su Inzaghi dico solo una cosa".
Prego.
"Ho giocato con lui e sia quando era in campo che quando sedeva in panchina, dava molte indicazioni a noi suoi compagni. Caricava la squadra, era un grande uomo spogliatoio. Aveva le sue idee, dava consigli ai giovani sui movimenti. Si vedeva che aveva le idee chiare su come mettersi in campo, sulla tattica. Non mi sorprende dunque neanche il suo caso, anzi: quando firmò per la Lazio ero convinto che avrebbe fatto bene, così come ora all'Inter. Stimo tantissimo sia lui che Pioli".
Cosa ha significato per te l'esperienza all'Inter?
"Sono molto, ma molto orgoglioso di aver fatto parte di questa famiglia. E' stata un'esperienza importante sia a livello calcistico che di vita. Credo che avere avuto la fortuna di poter giocare in una società così importante sia stata una benedizione. Non ho rimpianti, se non quello di non aver potuto difendere fino in fondo ciò che mi ero guadagnato nel corso della mia carriera. Giocare per Bologna e Lazio è stato gratificante, ma quando vai all'Inter ci tieni a giocarti le tue chance".
E invece arrivò dopo i primi mesi quell'infortunio al tendine d'Achille.
"L'infortunio più brutto per un calciatore, mi tenne fermo quasi un anno ed una squadra come l'Inter non può aspettarti tanto. Ci tengo a ribadire il mio orgoglio, perché i tifosi vedendo che non ho fatto molte presenze magari pensano che per me non sia stata una bella esperienza o che sia andata male. Ma prima di quell'infortunio stavo giocando bene, la gente era contenta del mio rendimento ed in classifica eravamo secondi a ridosso della Juve. Ma non è da tutti essere passati all'Inter".
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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