L'Inter vince da grande squadra. Basta un tempo, un inno al calcio totale

L'Inter vince da grande squadra. Basta un tempo, un inno al calcio totaleTUTTOmercatoWEB.com
domenica 11 febbraio 2024, 19:00Editoriale
di Gabriele Borzillo

Piove, ma piove piove, mica per dire a Milano. L’editoriale di oggi lo voglio divedere in due parti: pre e post partita. Il pre, ora che è pomeriggio iniziato da poco, è la speranza di giocare una bella partita: lo dico adesso e non cambierò comunque vada, ci crediate o meno, non credo di assistere a una prestazione sottotono, sotto ritmo, sotto livello. L’Inter ha la capacità e la possibilità di far valere il suo gruppo: e i giocatori, il gruppo per l’appunto, giorno dopo giorno sono entrati in un loop positivo e propositivo. Certo non sarà facile e nemmeno una passeggiata di salute: ci aspettano novanta minuti sotto la pioggia di Roma stavolta e questo potrebbe ridurre il gap coi nostri avversari, un terreno di gioco non perfetto rende più complicate le giocate di fino e noi, in quello, siamo davvero bravi. Essenzialmente questo è l’unico fattore a crearmi quel pochetto di sana paura che deve essere sempre presente sia che si giochi contro la nuova Roma, sia che ti trovi ad affrontare l’ultima della classe ma proprio ultima per distacco. La partita delle diciotto potrà raccontarci l’ennesimo pezzetto di percorso che ci separa da qui al termine della stagione. Ultima premessa di questo pistolotto buttato giù a poche ore dalla sfida dell’Olimpico: abbiamo giocato, in meno di un mese, molto meno, contro Lazio, Napoli, Fiorentina, Juve e adesso Roma. Abbiamo sempre e comunque fatto non bene, di più. Quindi, in qualsiasi modo finisca, questi ragazzi stanno dando l’anima e vanno sostenuti fino a giugno, senza se e senza ma.

Seconda parte, adesso la partita è finita e c’ho pure la lacrimuccia che scende. L’Inter comincia capendoci assai poco per la verità, bravo De Rossi e brava la Roma a imbrigliarci durante un primo tempo disputato sotto ritmo, senza cambi di passo, uniformemente piatto. Senza timore di essere smentito - anzi, basta rileggersi con attenzione le dichiarazioni di Bastoni per comprendere come, parole sue e non mie, fossimo, anzi fossero che mi scordo sempre di non giocare insieme a loro, stati inguardabili, papale papale - non stavamo seguendo la solita Inter. Magari inguardabili proprio no, però era chiaro che qualcosa non stesse funzionando. Il gol di Acerbi, esempio, in altre serate l’avremmo sfruttato diversamente: invece ci siamo incartati su noi stessi specchiandoci nelle pozzanghere a bordo campo, fin troppo narcisi senza ragione. Lo svantaggio con cui siamo rientrati negli spogliatoi era, considerando quanto non avevamo visto in campo, risultato corretto. Certo che, pur non giocando, stavamo incollati alla partita, bastava così poco per rimettere tutto in discussione: un episodio, un pochino di fortuna, ‘na botta di culo, diciamocelo. Ma si poteva fare, si doveva fare. Così ho provato a guardarli mentre rientravano in campo, a leggere gli sguardi cercando di capire. Ma cosa vuoi capire, questi al fischio di un ottimo Guida si sono avventati sulla Roma senza un attimo di requie, ribaltando in dieci minuti la situazione, controllando senza troppe difficoltà e chiudendo in bellezza, il gol di Bastoni è un inno al calcio totale sviluppato da Simone Inzaghi, anche se per qualcuno l’allenatore mica serve. Il mondo, quello pallonaro, è bello, bellissimo, perché ciascuno ha la sua idea: magari senza troppo costrutto, ma va bene uguale.

Abbiamo fatto l’ennesimo piccolo passo verso il sogno. Sarà ancora lunghissima. Soffriremo e godremo, perché l’interismo è questa roba qui, soffrire e godere. È la nostra gioia e, allo stesso tempo, la nostra maledizione calcistica.

Alla prossima.

Avanti l’Inter, avanti l’Effecì.