L'Inter si sceglie, non ci si accontenta. Non siamo un bancomat
Diciamocela tutta, più che una grande sessione di mercato questo è un mercato di prospettiva, considerando gli arrivi di Frattesi (99), Bisseck (00), che all’Inter hanno scelto di venire così come Thuram, tredici gol in Bundesliga nella passata stagione, capocannoniere senza i calci di rigore nel suo primo esperimento da punta centrale, che poi tanto male non è pensandoci un attimo. Magari aggiungendo Carlos Augusto (99) o la telenovela Samardzic (02), per i quali vale ancora il cartello di lavori in corso.
Però lascia l’amaro in bocca a molti tifosi nerazzurri una sensazione di poca programmazione, una specie di rincorsa all’occasione del momento senza aver preventivamente stabilito l’obiettivo da raggiungere. Lo scrivo subito, a scanso di equivoci: è un racconto che non trovo coerente con la storia della nostra attuale dirigenza. Sono il primo a pensare che l’Inter abbia comunicato in maniera insufficiente. E la comunicazione, oggi, non è importante, di più. Altrimenti corri il rischio di veder diminuire l’appeal del brand, che noia ‘sti anglicismi. Quindi se dal lato comunicazione oggi assegnerei 5 in pagella - uno può anche dire sai cosa gliene frega, ne avrebbe tutte le ragioni - non condivido la presunta impreparazione dirigenziale. Sono capitate cose, durante l’attuale calciomercato, che a memoria faccio fatica a ricordare in tanti anni. A cominciare dal signore che diceva mai qui o mai là con noi mentre i suoi rappresentanti, così raccontano le cronache e non mi sembra di aver letto alcuna smentita in proposito, cercavano sistemazioni diverse, situazioni da cui poter spuntare soldini in più, perché non posso credere alla storia del sentirsi offeso, per carità. Qualcuno se n’è accorto e la vicenda è finita con separazione – non so se consensuale ma basta trucchetti e chiacchiericci, la parola deve tornare ad avere un peso specifico importante nel pallone, il tempo delle ciarle a uso e consumo dei tifosi deve terminare il più in fretta possibile - tra l’Inter e il signore in questione, ancora oggi intento a sfogliare margherite nell’attesa del nuovo contratto con tanto di aumento che di certo troverà: il denaro, si sa, viene prima di tutto il resto.
Anche l’ultima complicazione di mercato sembrerebbe dipendere dal vil denaro. Tutto fatto, tutto detto, tutto messo per iscritto…poi arriva la sorpresa, raccontano sempre i bene informati. Vanno rivisti i termini dell’accordo. L’Inter ha risposto grazie, anche no. Il problema, per la Società nerazzurra, non sono né i termini né i soldi: diciamo che il tutto è stato vissuto come una sorta di cambiamento delle carte in tavola. Questa è l’Inter, tra le Società calcistiche più importanti al mondo: non un bancomat. I colori del cielo e della notte si desiderano, si cercano, si vogliono con tutte le forze: se pensi altrimenti, non mi interessa dove sono ma voglio più soldi, si parla in generale ovviamente e non nello specifico, prima che qualcuno ci rimanga male beh, puoi cortesemente raggiungere l’uscita insieme ai tuoi rappresentanti. La base deve essere l’orgoglio di vestire il nero e l’azzurro: se è solo per il conto in banca, ripassare.
Ultimo, velocissimo pensiero, consentitemelo, per un grande uomo ed enorme professionista: Robin Gosens. Grazie, magari sportivamente poteva andar meglio ma l’impegno, il tuo, non è mai mancato.
Alla prossima, avanti l’Effecì.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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