L'aria di Londra fa male a Conte e Lukaku: perché rimpiangerli non ha senso

L'aria di Londra fa male a Conte e Lukaku: perché rimpiangerli non ha sensoTUTTOmercatoWEB.com
venerdì 25 febbraio 2022, 08:04Editoriale
di Gianluigi Longari

Un anno fa, di questi tempi, Antonio Conte e Romelu Lukaku avevano un sorriso smagliante e sembravano decisamente felici, realizzati, quasi onnipotenti calcisticamente parlando. A dodici mesi di distanza, basta una rapida ricerca su Google legata all’uno ed all’altro, per vedere come i titoli che facciano loro riferimento abbiano un tenore clamorosamente diverso rispetto a quanto ricordato nella nostra introduzione.
Da una parte un attaccante isolato da un gioco di squadra collaudato ma che non prevede caratteristiche come le sue, dall’altra un condottiero dall’ego solitamente dominante che mette da parte sino al punto di mettere in dubbio pubblicamente le proprie effettive qualità.

Insomma l’aria di Londra non ha fatto bene all’ex coppia dei sogni interista, o al contrario, era l’aria di Milano e di quel neonato progetto tecnico ad avere reso entrambi per un verso o per un altro, particolarmente efficaci. Posto che nessuno mette in dubbio le qualità manageriale di un allenatore come Conte che è a tutti gli effetti una primizia italiana a livello continentale, né tantomeno le qualità di base di cui dispone Lukaku, la premessa è utile per ricordare che tra le tante cose che accomunano il percorso professionale dei due ci sia anche quella di avere abbandonato per precisa e volontaria scelta propria, il progetto Inter. Ne segue che, per quanto possa risultare immediata la connessione tra risultati negativi e nostalgia, rimpiangere chi ha scelto volontariamente di scendere dalla barca nel momento in cui sembrava ad un passo dall’affondare, magari spendendosi in paragoni al ribasso con chi sulla barca ora ha deciso di esserci e di portarla più a largo possibile, sia un esercizio inadeguato oltre che privo di senso.

Il periodo di oggettiva difficoltà attuale, l’Inter ha deciso di superarlo con una progettualità differente rispetto al passato recente e remoto: quella di un collettivo solido, granitico e che prova a divertirsi; anziché quella del parafulmine ingombrante e del leader maximo dietro alla cui personalità cercare un nascondiglio per uscire in salvo dalle intemperie. Scelta rischiosa, ma ambiziosa e probabilmente anche obbligata. Chi ha deciso di portarla avanti merita la stessa fiducia che gli veniva rivolta nei momenti della cavalcata di novembre e dicembre. Il responso del campo definirà le scelte giuste e quelle sbagliate.