Inzaghi deve ripensare a quella cosa successa a ottobre…

Inzaghi deve ripensare a quella cosa successa a ottobre…TUTTOmercatoWEB.com
lunedì 5 settembre 2022, 07:14Editoriale
di Tancredi Palmeri

Inutile che gli interisti si illudano: è stato un miracolo che il derby sia finito solo 3-2, sul piano del gioco non c’è mai stato paragone, e anche se l’Inter con le occasioni dell’ultimo quarto d’ora e i miracoli di Maignan aveva quasi pareggiato il computo, però è la produzione di tutta la partita che conta, e l’Inter è stata la peggiore vista con Simone Inzaghi.

Altre volte aveva giocato male, stavolta ha avuto proprio la paura addosso, scrollata via solo sul 3-1 quando non c’era più niente da perdere. E’ evidente che l’Inter sente ancora addosso il trauma dello scudetto perso in maniera così bruciante e proprio contro i cugini, perché a ogni errore si fa prendere dall’impazienza di chi pensa “ecco che succede un’altra volta”. Nel derby non ha nemmeno avuto il coraggio di sbagliare, è rimasta proprio immobile ad aspettare che scorresse il tempo. Anche se l’approccio era stato buono, intenso, arretrando ma per attirare fuori la difesa del Milan, cosa sistematicamente successa nel primo gol. Ma un derby è pieno di tutto, tanto più contro un Milan mai stato così forte, ovviamente in fiducia perché adesso sicuro dei propri mezzi.

Non fare per non sbagliare è la maniera migliore che può avere l’Inter per buttare questa stagione. E parlo di stagione nonostante sia solo la quinta giornata proprio perché sia i derby persi così hanno un’influenza psicologica, e sia perché l’Inter in questa maniera disarmante non aveva mai perso in Italia da molti anni a questa parte.

In condizioni normali, per quella che è la storia dell’Inter, le stagioni vanno a rotoli dopo batoste simili.

Ma Simone Inzaghi può trovare nel lavoro svolto e che la squadra conosce bene, le risorse per tirarli fuori. Mi riferisco allo scorso ottobre: quando l’Inter era scivolata a -7 da Napoli e Milan nonostante le buone prestazioni, e c’era tutto per andare alla deriva. Le premesse erano certo diverse, ma non disunirsi era la cosa più difficile.

Invece Simone tenne insieme la squadra, le fece credere che fosse possibile, insistette a testa bassa sulle prestazioni, e la squadra risalì perché unita nell’idea.

Lavorare sulla testa è quello che deve fare adesso. Ma la tenuta psicologica passa anche attraverso situazioni concrete: i giocatori non possono più sbracciarsi sconsolati agli errori, ma devono sacrificarsi per il compagno; in fase di non possesso, il centrocampo non può sistematicamente farsi trovare oltre la linea del pallone ed esporre la difesa; e la difesa stessa deve muoversi in sintonia nelle diagonali e stare concentrata sulla cattiveria della marcatura.

Tanto Simone quanto la squadra sanno come si fa a insistere sul buon lavoro. Se non ci riusciranno, sarà un problema della loro testa.