Dybala all’Inter e altre questioni
Ben ritrovati, con un trofeo in più. Avete presente la Supercoppa? Ecco, quello. Poteva arrivare con un 4-0 secco, e comunque non sarebbe stato straordinariamente bello come il 2-1 faticosissimo e sudatissimo e complicatissimo, acchiappato al minuto 120 (e un secondo) di Inter-Juve. Cose del genere capitano raramente e a livello di umore lasciano un sapore dolce in bocca che di più non si può.
Brava Inter, perché hai portato a casa il coppone pur non giocando la tua miglior partita stagionale. Il fatto è che, ormai, Inzaghi e “figli suoi” ci hanno abituato a un livello altissimo, al punto che 20 occasioni ci suonano come una cosa normale. Non lo è. E quindi, ancora una volta, brava Inter, chiamata ora a una sfida che definire “complicata” è poco: l’Atalanta è squadra che fisicamente riesce a metterti in difficoltà più di ogni altra e a prescindere, figuriamoci dopo i 120 minuti (e un secondo) dell’altra sera. Domani sapremo.
Ma, oggi, vogliamo parlare di altro. Tra gli avversari della, definiamola, “grande notte” c’è chi è andato oltre (sì, Bonucci), chi ha dato dimostrazione di grandezza (Chiellini e il suo applauso all’Inter), chi ha provato a far male e non ci è riuscito (Dybala).
Di quest’ultimo si parla molto come di un possibile, futuro nerazzurro. Del resto “è scaduto” e, quindi, perché no? Il qui presente, come tutti coloro che sono dotati di buona vista, apprezza parecchio le qualità del 10 bianconero, ma sta dalla parte del “no”. È vero, stiamo parlando del miglior giocatore del campionato 19-20 (eletto dalla Lega), ma è altrettanto vero che da un anno e mezzo quel giocatore è scomparso, perso tra problemi fisici e equivoci tattici. È forte? Fortissimo, ancora adesso, ma ha già 28 anni e pensare di investire 60 o 70 milioni pare francamente un azzardo.
E sono davvero 60 o 70, perché il ragazzo chiederebbe almeno 8 cucuzze d’ingaggio per, boh, 4 anni? Al lordo fanno 64. Mettiamoci qualche milioncino di commissioni e il gioco è fatto. Troppo rischioso, lo sanno benissimo anche Marotta e Ausilio. Ecco, Marotta. Quest’ultimo volentieri lavorerebbe con una delle sue “scoperte”. In fondo stiamo parlando del giocatore che, per primo, all’epoca dell’allontanamento del “fu” direttore generale bianconero scrisse al “suo” dirigente una cosa come “un giorno torneremo a lavorare insieme”.
Nel frattempo però il calcio è cambiato. Anzi, il mondo. E quei soldi – tanti, troppi milioni – servono per altre cose. Per carità, le vie del mercato sono infinite, ma l’Inter deve proseguire sulla strada della logica, quella che l’estate passata le ha permesso di resistere e rilanciare quando tutti parlavano di “ridimensionamento”, quella che l’ha portata alla vittoria del noto trofeo l’altro giorno, quella che fa ben sperare in vista della fase cruciale della stagione, che poi è questa.
E allora, per l’ultima volta, brava Inter, e bravi anche coloro che negli ultimi due anni l’hanno riportata nel posto che merita, ovvero in cima. E stiamo parlando dei giocatori, degli allenatori, dei dirigenti e, soprattutto, di coloro che hanno voluto tutti questi, ovvero la criticatissima famiglia Zhang. Potete dire quello che vi pare, non che gli Zhang non siano dei vincenti.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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