Che Inter, che emozione

Che Inter, che emozioneTUTTOmercatoWEB.com
domenica 28 maggio 2023, 19:15Editoriale
di Gabriele Borzillo

Spettacolo. Sì, dai, siamo sinceri. Spettacolo e commozione. Questa squadra, fino a un paio di mesi fa oserei dire pirandelliana, una sorta di sei personaggi in cerca d’autore, si trasforma nella favola più bella che un tifoso possa immaginare. Undici ragazzi in nerazzurro che sudano per la maglia, per i colori, per il piacere di dispensare gioia ai loro tifosi. Un gruppo unito, coeso, capace di cambiare ritmo della partita a proprio piacimento. Niente da dire, è tornata quell’Inter in grado di far innamorare la sua gente, offrendo spettacoli sempre diversi ma con un comune denominatore: cercare di raggiungere gli obbiettivi, una volta fissati. Oggi, dico oggi perché dovessi scrivere tre mesi fa farei una figura pietosa, sono convinto che il campionato, a un certo punto, sia stato messo da parte, privilegiando ciò che poteva essere ottenuto, conseguito: c’è una coppa Italia da vincere? Andiamo a vincerla. C’è la possibilità di fare strada in Champions? Proviamoci. La leggenda metropolitana racconta che Romelu, appena messo piede per l’ennesima volta ad Appiano Gentile, incontrando Simone Inzaghi gli abbia buttato là un andiamo in finale di Champions a cui, forse, credeva soltanto lui. 

Attualmente quel sogno del giovanottone belga è realtà. L’Inter andrà a Istanbul per giocarsi la coppa dalle grandi orecchie. Senza timori reverenziali di alcun genere, senza paure ataviche, senza nulla da perdere perché, nel giochino dei nervi, chi ha da perdere non siamo certo noi. Ma lasciamo perdere Istanbul, la coppa dalle grandi orecchie, i cantanti esperti di calcio, il battage che circonda la finale della manifestazione per club più importante del mondo, quanto mi piace scrivere ‘sta cosa sapendo che la mia squadra sarà lì, a giocarsela, a correre, a sudare, a non mollare nemmeno un centimetro all’avversario, a battersi come un branco di leoni. Perché in questi ultimi due mesi l’Inter si è rinnovata, ha mutato pelle e carattere: l’undici balbettante di qualche sconfitta davvero inopinata ha lasciato spazio a un nuovo insieme, fatto prima di tutto da uomini veri, professionisti e professionali. E questi uomini non sono solo professionisti e professionali: hanno un quid in più, un quid che soltanto chi ha giocato nell’Inter può capire. Sono innamorati della maglia, poche balle. Prestazioni come quelle di ieri sera, a meno di 72 (settantadue in lettere, sia mai qualcuno non comprenda i numeri) ore da una finale, vinta, di coppa Italia contro la Fiorentina, avversaria complicatissima, puoi offrirle solo se i colori che indossi ti servono da carburante. Ecco il motivo per cui ho scritto commozione all’inizio di questo sproloquio dettato dal cuore più che dal cervello. I ragazzi, ieri sera, mi hanno commosso. Per abnegazione, desiderio irrefrenabile di offrire felicità alla propria gente, fierezza con cui indossano il nerazzurro. Sì, sono fieri dei colori: e, guardate, non è banale quel che ho scritto. Loro cercano di interpretare, sul campo, quanto la gente canta dagli spalti. Si fanno trascinare dai cori della tifoseria. E lottano. Come non ricordo da tanto tempo. Questi ragazzi mi emozionano, senza voler essere ripetitivo o stucchevole.

Abbiamo stravinto la Supercoppa, non vinta, stravinta. Abbiamo sofferto e vinto la Coppa Italia, onore ai nostri avversari. Abbiamo raggiunto un sogno, quello di andare a Istanbul: contro tutto quanto, persino contro il darsi di gomito al momento del sorteggio agostano.

Adesso godiamoci qualche giorno di relax, serve a noi e serve a loro. Perché per molti, moltissimi, la stagione è game over. Per noi deve ancora finire. Comunque vada, nella maniera più dolce.

Avanti l’Effecì.

Alla prossima.