Buona fortuna, Inter (e due cose su Inzaghi)
Vabbè, inizia la rumba. E per fortuna. Ancora un paio di settimane di mercato e finalmente chiuderemo baracca - più o meno - per lasciare parlare il campo.
Il mercato fa male, lo penso sul serio. Troppi credono che sia tutto lì, nel compra-vendi. E, certo, è un fattore importante, ma il dilanio quotidiano e costante per acquisti mancati, cessioni inevitabili, nuovi innesti che “io non lo volevo!”, giocatori rimasti che “quello andava venduto!”, sta realmente facendo perdere il lume della ragione a troppi.
Ma, dicevamo, per fortuna si torna a giocare. Ieri Inzaghi ha detto un po’ cose, mi permetto di segnalarne un paio:
1. “La nomination come miglior allenatore dell’Uefa per il 22-23? La devo dividere con tutti: giocatori, staff, società, proprietà…”.
2. “Pavard è un obiettivo”.
E la prima è la riprova che questo tizio proprio non ce la fa ad essere stronzo o anche solo un filo egoista. Una volta gliel’ho detto, se non erro dopo la semifinale di Champions: “Mister, devi imparare a prenderti qualche merito. Quelli più furbi lo fanno. Si prendono i meriti e scaricano le colpe”. Ma proprio non è nella sua natura.
La seconda invece testimonia il suo cambio di “status”: Inzaghi era e sarà sempre un tecnico “aziendalista”, uno di quelli che non metterà mai in difficoltà collaboratori, dirigenti ecc… Ma è anche lo stesso che non può più accettare di affrontare una stagione senza le pedine necessarie per stare al passo. Poteva farsi andar bene tutto fino all’anno passato - in fondo aveva lasciato per strada uno scudetto - non ora che ha condotto i suoi alla finale di Champions con - tra l’altro - oltre 100 milioni di incassi.
E allora ok le cessioni, ok lo svecchiamento, ok le difficoltà ad acquistare, ok gli obiettivi mancati, ma il braccetto (che brutta parola…) no, quello va preso e possibilmente deve essere il più forte, quello francese che costa un sacco di soldi ma serve come il pane.
Da questa trattativa passa molto della stagione nerazzurra e, questa trattativa, dirà se le promesse mormorate a inizio estate (mercato a costo zero) saranno più o meno state mantenute o buonanotte ai suonatori.
Con gli eventuali 30 milioni per Pavard (forse addirittura qualcosa in più) la società avrà più o meno raggiunto l’equilibrio nella sessione estiva 2023 tra entrate e uscite (non ragionate sulle rate o sulle formule, ma su cartellini venduti e cartellini acquistati), viceversa si dovrà chiedere conto di un mercato ancora una volta in largo attivo e, quindi, inaccettabile. Si può comprendere la necessità di ridurre i costi a livello di monte ingaggi, non un mercato da +30/40 milioni “e Inzaghi pensaci tu”.
Ma, come vedete, anche noi predichiamo bene e razzoliamo malissimo e, infatti, siam qui a parlare di rinforzi quando invece tocca al campo. Quello di San Siro, tra l’altro, tutto esaurito anche oggi per la sfida contro il Monza, come praticamente capita da anni a questa parte.
E allora torniamo a lui, al mister. Come tutte le stagioni anche questa vivrà di alti (si spera tanti) e bassi (facciamo le corna). Evitiamo di tirare la croce addosso all’allenatore al primo inciampo, non avrebbe senso per un’infinità di motivi (molti li abbiamo già elencati), ma per uno più importante tra tutti: non serve a un cazzo se non a far fare figure orrende al brontolone di turno, vedi passata stagione.
Buona fortuna Inter, noi ovviamente saremo al tuo fianco.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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