BAR ZILLO - Giù le mani da Lautaro!
Lo so, lo so, ogni tanto ci fa imbestialire. Ogni tanto sembra rappresentare il manifesto perfetto dell’indolenza. Ma è tutta apparenza, nient’altro. Perché Lautaro Martinez è una gemma in mezzo a semplici pietre. È un predestinato del pallone, raccomandato dai maggiori interpreti calcistici argentini: allenatori, dirigenti, ex calciatori, gente che a suo tempo ha vinto mondiali e coppe America, mica il torneo dei lidi ferraresi, con tutto l’amore e il rispetto per i lidi ferraresi.
È giovane il ragazzo, ventiquattro anni appena compiuti e tanto ancora da imparare. Non è Messi, non è Maradona, non è Pelè e nemmeno Ronaldo, quello vero. È Lautaro Martinez da Bahia Blanca. Il fatto che sembri vecchio, calcisticamente parlando facciamo come avesse trent’anni, deriva dal parlarne di continuo e dall’aver cominciato prestissimo a fare gol nella Madre Patria. Ha indossato il nerazzurro facendo la sua bella trafila di panchine, non visto troppo da Spalletti e, soprattutto, bisognava accontentare il centravanti dell’epoca, fautore del famoso faso tuto mi, sono più bello, più figo, più forte degli altri, sono il capitano e scrivo libri. Vabbè, capitolo chiuso tristemente, un peccato viste le doti, innegabili, del signore col numero nove sulla schiena proveniente da Rosario.
Ha giocato con un contratto, sincerità per sincerità, piuttosto basso rispetto a quelli del suo valore pallonaro: ma ha sempre corso a perdifiato, spesso a discapito di una lucidità, sotto rete, ancora da affinare del tutto. Per qualcuno giocava bene l’anno scorso grazie alla vicinanza dell’altro numero nove, quello che ha appagato il suo sogno di bambino vestendo la maglia del Chelsea e mollandoci senza pensarci nemmeno più di tanto. Io, al contrario, sarò rincoglionito echissenefrega, ho come la sensazione che fosse Lautaro l’inconsapevole o consapevole, cambia poco, leva che ha restituito all’ex centravanti di Anversa quell’aurea di grandeur pallonara abbandonata tristemente sulla panchina del Manchester United. Finalmente, sono felice di ciò, il benedetto contratto è stato rinnovato, la clausola rescissoria tolta: Lautaro è, a tutti gli effetti, un simbolo dell’Inter che sarà. È il futuro. È uno di quelli da cui si riparte senza se e senza ma.
Potrà farci incazzare, potrà pure prendere quattro in pagella, io se lo merita glielo do, ci mancherebbe pure: ma è il titolare, indiscutibile. E in panca ci sta solo e soltanto se lui lo chiede al Mister di turno. Cerchiamo di tenercelo stretto, non è un rigore o qualche serataccia a trasformarlo da principe in rospo.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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