BAR ZILLO - Che bella gioventù
Siccome, giustamente, esultiamo e ci esaltiamo per le prodezze della prima squadra, tre trofei in due stagioni cominciano a essere qualcosa più di un semplice caso soprattutto se sommati a due secondi posti e una finale di Europa League, per quanto persa malamente dal mio personalissimo punto di vista, vorrei spendere quattro parole sulla Primavera nerazzurra, stasera impegnata nella finale scudetto di categoria. Ah, finale inattesa, specifichiamolo.
Perché, da ciò che ho potuto capire, la Società aveva chiesto a Cristian Chivu la valorizzazione dei giovani in questa stagione, non lo scudetto a tutti i costi, imposto da chissà quali aspettative. E tra alti e bassi, immancabili quando tanti tra i tuoi giovanotti non hanno ancora diciotto anni, il giovane tecnico rumeno ha condotto questo gruppo all'ultimo atto della rappresentazione, al termine di un'annata da ricordare con un molto più di semplicemente positiva. Quindi bravobravissimo Cristian, bravibravissimi i suoi giocatori: ora sotto con la Roma, stra favorita per la vittoria finale fin da principio. Non abbiamo, anzi hanno, nulla da perdere: c'è soltanto da regalarsi, e regalare all'universo nerazzurro, qualcosa di unico, inimmaginabile soltanto pochi mesi fa.
Con la coscienza e la consapevolezza che qualcuno tra questi ragazzi, più d'uno per essere chiari, meriterebbe, facciamo merita, minimo un periodo di apprendistato coi più grandi: anche perché, detto tra noi, sarebbe ora di ricominciare a pescare dal settore giovanile interpreti validi anche per la prima squadra. I Casadei, i fratelli Carboni, gli Zanotti devono tornare a essere una consuetudine, non un unicum. Va bene, d'accordo, pochi riescono a confermare quanto di buono hanno mostrato nelle giovanili dopo il grande salto. Sono mondi completamente differenti, il professionismo non è né da tutti né per tutti, devi essere in possesso di qualcosa, quel quid in più, che solo il confronto col mondo dei grandi può rivelare: il resto, quello è pronto perché segna gol a grappoli, quello guarda come domina in mezzo al campo, appartiene alla speranza, non alla certezza. Però bisogna provare e, se necessario, riprovare, senza depauperare un capitale umano in nome e per conto del mancano trenta milioni di plusvalenza.
Siamo all'ultimo atto, abbiamo scritto. Contro i più forti, i favoriti, i più completi. Non c'è nulla da perdere. E ci piace sognare: quindi, perché no!
Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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