Lukaku: "Durante i festeggiamenti mi sentivo un capo. Conte è cresciuto umanamente"

Protagonista dell'intervista doppia rilasciata a DAZN insieme Lautaro Martinez, Romelu Lukaku ha passato in rassegna i momenti più significativi della stagione dei nerazzurri. Di seguito tutte le sue dichiarazioni.
Il derby d'andata - "Loro iniziarono bene, fecero due gol. Poi noi dominammo la partita, ma non riuscimmo a sfruttare le occasioni. Fu difficile, ma eravamo consapevoli di essere stati più forti. Quella partita ci diede l'energia per iniziare il percorso verso lo Scudetto".
Il retroscena - "L'anno scorso invitai Lautaro a giocare a Call of Duty in camera mia: giocò quarantacinque secondi, lo massacrarono sei volte (ride, ndr). Gli dissi: 'Fratello, lascia stare, vai a dormire'"
Il primo incontro - "Incontrai suo padre: parlammo dieci minuti, e gli dissi che entro due anni avremmo vinto qualcosa insieme. Penso che da lì sia iniziata la nostra storia".
La prima partita chiave - "Secondo me abbiamo iniziato il nostro percorso verso lo Scudetto a Sassuolo. Cambiammo il modo di giocare, iniziammo ad essere più compatti: io ero in panchina, ma vidi che la squadra giocava davvero unita".
Il gol a Cagliari - "Avevo paura di sbagliare... ero arrabbiato".
La vittoria con la Juve - "Dopo la Juve dovevamo ancora giocare contro Milan, Atalanta e Lazio. Ma il fatto di aver vinto tanti scontri diretti ci ha dato tanta forza".
Barella - "È la voce della squadra. Parla sempre, io e lui litighiamo ogni giorno. Quando entriamo in campo iniziamo... io, lui e Brozovic siamo un po' pazzi, abbiamo bisogno di questo per avere energia. Io ho bisogno di un Niccolò, ogni squadra ha bisogno di giocatori che vadano 'alla guerra', e noi ne abbiamo tanti".
Il feeling con Lautaro - "Noi lavoriamo per la squadra: se un giorno sento di non essere al massimo e vedo che lui è caldo, lo cerco sempre".
Il derby di ritorno - "La settimana prima ci allenammo ad un livello... a Lauti dissi: 'Questa partita non la perdiamo mai, è impossibile'. Il primo gol di Lautaro nasce da una situazione provata per giorni in allenamento. Da lì ho capito che per loro era finita. L'esultanza? Io e il mister avevamo parlato, gli dissi che li dovevo 'ammazzare' e l'ho fatto. Il mister è così: bacchetta sia me che Lautaro, ma poi ridiamo insieme". Faceva il torello insieme a noi, ora non può più perché si è fatto male al ginocchio. O meglio, dice così...".
Altro momento decisivo - "Dopo l'Atalanta mi son detto: ci siamo per lo Scudetto. Non potevo dirlo, ma lo pensavo".
Eriksen - "Artista. Al primo allenamento fece due gol da fuori area. Io mi fermai e dissi al mister: 'Vabbè, fermiamoci, abbiamo perso'".
Brozovic - "Quando sbaglia il passaggio è comunque colpa tua (ride, ndr)".
Conte - "A livello umano è cresciuto ulteriormente. Quando ha fiducia nei suoi giocatori, anche lui dà di più. Quest'anno anche lui è cresciuto da questo punto di vista".
I festeggiamenti - "Sono andato in giro, insieme a mio figlio, un amico e mia madre. Mi sentivo un capo, con trenta macchine dietro di me".
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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