podcast

Il prof. Castellacci su Eriksen: "In Italia visite d'idoneità più severe che altrove"

PODCAST - Il prof. Castellacci su Eriksen: "In Italia visite d'idoneità più severe che altrove"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
lunedì 14 giugno 2021, 21:03Podcast
di Luca Chiarini

Ospite della trasmissione "Stadio Aperto", in onda sulle frequenze di TMW Radio, il professor Enrico Castellacci ha fornito il suo parere sul malore accusato da Christian Eriksen nella sfida tra Danimarca e Finlandia di due giorni fa: "È andato tutto come si vorrebbe quando succede un dramma di questo genere. Almeno c'è stata la fortuna di trovarsi in un luogo dove ha potuto essere soccorso rapidamente e ai massimi livelli. Bravissimi i ragazzi a mettersi intorno, soprattutto Kjaer che ha fatto il primo atto medico impedendo che si incastrasse la lingua. Per fortuna poi c'è stato l'utilizzo tempestivo e corretto del defribillatore. Fortunatamente è vivo e vegeto, se giocherà o meno si vedrà poi".

I corsi di primo soccorsi dovrebbero essere di più?
"Il fatto che la FIGC voglia far fare il corso ai giocatori mi pare più che altro un atto simbolico. Non dimentichiamoci che sono circondati da staff sanitari in cui tutti hanno la possibilità di svolgere certe mansioni e manovre. Ci deve essere una diffusione capillare: essendo Eriksen dell'Inter e all'Europeo si è tutto amplificato, ma magari è successo qualcosa di simile ieri in una palestra con un ragazzo che è morto, e non si sa. Dobbiamo capire che il problema è nei territori, va cambiata la filosofia. Bisogna saperli usare i defribillatori, anche se non è complicatissimo. Ci sono tecniche relativamente semplici, che però possono salvare vite umane".

Come se la spiega da un punto di vista medico la vicenda di Eriksen?
"In Italia vengono fatte visite d'idoneità che sono le più severe di tutto il mondo. Ricordo i titoli di quando morì Puerta, lessi che in Italia probabilmente si sarebbe salvato. Alcune malattie, specialmente di tipo aritmogeno, spesso sfuggono ai controlli normali e di routine. Ci sta che non siano state viste certe cose...".

Quale medico si prenderà la responsabilità di dargli il via libera?
"Queste sono le responsabilità del medico sportivo. Pensate a chi gli ha dato il via libera medico, cosa starà vivendo ora. Ci sono protocolli cardiologici cui attenersi per dare o meno l'idoneità. L'assenza di rischio non esiste mai, nemmeno in una persona sana. Qualora fosse riscontrata una patologia curabile, servirebbe dire che è idoneo solo quando lo consente il protocollo".

Serve anche un via libera psicologico?
"Semmai quello è un aspetto successivo al parere dei medici. Sicuramente, una volta scampato il pericolo, si tende a scordare il rischio e a pensare al futuro. Qualora i medici dovessero dare un'idoneità, che a mio giudizio sarà difficile senza valutare i motivi che hanno portato all'episodio, dovrà fare del training autogeno".