Di Gregorio: "L'Inter è una famiglia. Affrontarla chiuderà un cerchio"
Dopo la promozione in Serie A e il riscatto obbligatorio da parte del Monza, tutti si aspettavano che Michele Di Gregorio scivolasse nelle gerarchie dei brianzoli, che avevano acquistato Cragno come titolare. Non è successo così e, anzi, l'estremo difensore è saldamente tra i pali biancorossi. Un'avventura che Di Gregorio racconta così i microfoni della Gazzetta dello Sport: "Se ripenso al 2017, quando esordii tra i professionisti a Renate, ritenevo questo percorso quasi impossibile. In cinque anni sono cresciuto come uomo e come giocatore, un processo di maturazione completo. Ho accettato il Monza subito, quando mi hanno chiamato. Credevo nel progetto fin dal principio. Il mio percorso? Ho fatto bene finora, ma posso fare ancora meglio alla ripresa. Quando il nostro a.d. Adriano Galliani parla di “nuovo campionato” ha ragione. Ci sarà da fare nuove valutazioni, le carte verranno mescolate. Sarà come ripartire da zero, tra impatto mentale, preparazione e l’incidenza del mercato di gennaio. Chi ha chiuso in tranquillità non deve stare tranquillo e viceversa chi ha chiuso in affanno potrebbe trovare nuova linfa".
L'Inter, una famiglia
L'Inter è stata una seconda famiglia per Michele Di Gregorio, che la sfiderà il 7 gennaio: "A 13 anni ho perso mio padre Marcello: l’Inter mi è stata molto vicino. A casa avevo mia madre Agata, mia sorella Angela, mio zio Gianni e mia nonna. Fuori c’era l’Inter. Affrontarla sarà come chiudere un cerchio, da bambino a uomo. Sono entrato nel vivaio interista a quasi 7 anni, aggregato ai Pulcini che erano più grandi. Sono originario di Corsico, alle porte di Milano, e ho iniziato subito in porta. Mi buttavo su ogni pallone, volevo sempre stare in porta anche quando giocavo con mio cugino".
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