Chivu: "Inter, restiamo al vertice. Modulo? Vogliamo essere ibridi". Sulle 3 punte: "Mai detto"

Chivu: "Inter, restiamo al vertice. Modulo? Vogliamo essere ibridi". Sulle 3 punte: "Mai detto"TUTTOmercatoWEB.com
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di Marco Lavatelli

Con la conferenza stampa di lunedì si è aperta la stagione 2025-26 dell'Inter. Cristian Chivu ha risposto alle domande dei giornalisti spiegando gli obiettivi, e cosa aspettarsi dalla sua squadra tra moduli e principi di gioco.

"Si riparte con lo spirito giusto per rimanere una squadra competitiva, questo è il nostro obiettivo. Le aspettative sono quelle di sempre, sono le stesse da quando è nata la squadra: essere competitivi".

Sul modulo: "I numeri sono solo numeri, sono i principi che contano. Noi vogliamo essere aggressivi e verticali, mantenendo equilibrio e attraversando i diversi momenti di una partita e di una stagione. Vogliamo essere più ibridi e imprevedibili, le basi ci sono e la squadra ha giocatori in grado di adattarsi a determinati momenti di una partita di calcio".

Cambia il centrocampo? "Vedremo strada facendo: in alcune partite saranno in tre, magari in altre in due. I nomi verranno scelti di settimana in settimana, in base anche all'avversario. Sono contento che Calhanoglu sia tornato sano, ha lavorato molto in estate e ha tanta voglia di rifarsi".

Attacco a 3? "Io non ho mai detto che giocherò con tre punte. Anche nel passato la base era 3-5-2, ma la costruzione cambiava in base alle situazioni. L'occupazione del campo è sempre in base a ciò che concede l'avversario, i moduli possono cambiare e hanno poco a che fare con la dinamicità di una partita. Bisogna saper interpretare, essere aggressivi, saltare linee e uomini, vincere duelli: chi vince duelli vince le partite. Il focus è su questo: cercheremo di dare identità fin da subito, allenando più moduli per non essere impreparati in caso di imprevisti in stagione".

I tempi per assorbire i principi? "Da allenatore ed ex giocatore penso che la differenza la facciano i calciatori. L'allenatore trasmette idee, ma è più importante quello che viene dato in campo. Non ho mai visto un allenatore bravo senza giocatori forti".