Se si sbagliano mille occasioni non è sempre colpa della sfiga. La zona Champions inizia a diventare utopia

Se si sbagliano mille occasioni non è sempre colpa della sfiga. La zona Champions inizia a diventare utopiaTUTTOmercatoWEB.com
domenica 9 aprile 2023, 19:59Editoriale
di Gabriele Borzillo

Spesso, durante questo campionato, parlo di campionato perché il percorso nelle coppe l’ho trovato e continuo a trovarlo di spessore, ci siamo accapigliati sul dagli all’untore di manzoniana memoria: nel nostro caso l’untore, il massimo colpevole, l’uomo da prendi le valigie e saluta indistintamente è Simone Inzaghi. Ora, lungi da me indossare la toga ed ergermi a difensore del tecnico piacentino, le cui colpe calcistiche – chiamiamole così senza che nessuno se ne abbia a male – sono assai e, francamente, mi sarei anche un filo rotto di elencarle a mo’ di vecchie guide telefoniche, quelle che la SIP ti consegnava a casa: però qui sta accadendo qualcosa di ultraterreno sul quale il buon Simone poco può fare se non subire passivamente. Il tutto, sia chiaro, al netto di errori reiterati e proprio per questo ancor più incomprensibili. Al netto del modo di stare in campo, noioso e prevedibile che ormai anche il mio fruttivendolo, juventino per di più, conosce a memoria. Ora, che Inzaghi sbagli tanto, per testardaggine, insicurezza, anche paura al limite – quando si ha timore, paura, in cosa ci si rifugia? Nelle proprie certezze, magari sbagliate ma proprie – scegliete voi il termine preferito, appartiene ai dati di fatto: per me incontrovertibili, per altri sicuramente no ma è il bello del calcio poter discutere partendo da posizioni distanti, a volte opposte, senza che nessuno si erga a giudice supremo delle chiacchiere altrui solo perché lui è proprietario assoluto del verbo, del giudizio finale e voi cosa ne capite, voi? Sì, Inzaghi sbaglia, e sbaglia pure tanto in campionato, io parto da questo assunto. Poi, però, qualcuno mi deve spiegare dove stanno le colpe dell’allenatore se chi va in campo si divora sei, sette, otto palle gol di una facilità estrema. O, ancora: venerdì pomeriggio a Simone molti tifosi hanno imputato l’uso non corretto delle sostituzioni. La squadra non stava giocando bene, non assomigliavamo al Brasile del 1958 e neanche all’Italia del Mondiale 1982 nel gironcino con Brasile e Argentina - parliamoci chiaro, lentezza e prevedibilità sono scontate quindi non sto nemmeno a sottolinearle - ma l’Inter non ha rischiato nulla, traversa avversaria a parte, fino al cross sbagliato dall’avversario di turno, minuto novantuno, ovvio, quando ormai sei ai titoli di coda e tempo per recuperare non ce n’è. Beh, che vuol dire, è l’obiezione: i cambi hanno arretrato il baricentro di quindici, venti metri, dando coraggio agli altri. Tutto giusto, ma è quel che si chiedeva mi sembra: bassi e ripartire. Così sei ripartito un paio di volte rischiando di segnare comodamente e subendo zero. Casomai parlare un dell’atteggiamento di chi è subentrato? Quello è un problema. L’allenatore, se in panchina può contare su Lautaro Martinez, Brozovic o Dimarco, non mi raccontate che Dimarco è scarso perché sui social i tifosi ne hanno chiesto beatificazione e titolarità in Nazionale, fa bene a schierarli per l’ultima mezz’ora, convinto di avere la partita in cassaforte. Ma se i tre, peggiori in campo per distacco a mio modo di vedere, giocano senza voglia, grinta, cattiveria agonistica, premetto che per Brozo e Lautaro mi butterei nel fuoco, ciondolando or qua or là beh, domando scusa, le colpe reali o presunte di Simone non le vedo. Ultimo ma non troppo ultimo: basta con la sfiga. Che c’è, mi pare ovvio, certe partite paiono teleguidate dagli dei del pallone, altre spiegazioni non ce ne sono: però il conteggio delle occasioni buttate non dimostra quanto siamo sfortunati, brutto destino bastardo e infame. Dimostra casomai che c’è mancanza di attenzione, concentrazione, cattiveria sotto rete: quasi attanagliati da paure incomprensibili, come quando nessuno tira dal limite, che se segni mica vale. Urge cambiare rotta. Senza fare i pompieri, riempiendosi la bocca di frasi retoriche e accomodanti. Le giornate sono sempre meno, la zona Champions è sempre più complicata. Svegliarsi non deve essere una richiesta ma un’imposizione. Che ci saremmo pure stufati.

Buona Pasqua a Voi e ai Vostri cari.

Alla prossima.