Santo Stefano, ma poco santo Steven!
Da sempre si dice che a Natale si dovrebbe essere più buoni, ma si sa che è una balla. Così in questi giorni di festa mi sono divertito a tenere una sorta di social-contabilità delle offese e degli insulti degli interisti all’indirizzo dei propri ‘beniamini’. Solo degli interisti, perché gli altri non fanno testo. E quindi ho verificato che, pur essendoci Santo Stefano, Steven, inteso come Zhang, è decisamente poco santo.
Nella classifica dei più detestati e contestati, anche quest’anno il Presidente dell’Inter vince alla grande, davanti al solito Gagliardini, al quale una buona parola non la si nega mai.
Del Presidente ai tifosi non è piaciuto il siparietto al termine della Cena Sociale di Natale, quando ha salutato gli ospiti con la battuta “Uscendo ognuno lasci 5 euro per il Mercato di Ausilio!”
Apriti cielo! Vivendo in un mondaccio in cui non si sa più sorridere, in tanti si sono offesi, anche se non ci vuole uno scienziato per capire che la battutaccia è stata solo una risposta a due anni in cui ogni santo giorno Zhang si sente dare dello straccione da chi vive ancora nel secondo millennio e non ha capito che l’era dei Moratti e dei Berlusconi è morta e sepolta. Tra l’altro ora pare finita pure quella degli Agnelli.
A Zhang, ben più che ad altri, non viene perdonato di non volere lasciare l’Inter finché non arriverà la posa della prima pietra del Nuovo Stadio e magari pure la nuova SuperChampionsLeague con incassi da mille e una notte. Allora venderà alla cifra che chiede, ma intanto bisogna vivere di player trading. Insomma Steven Zhang, che non ha mai battuto ciglio davanti a certi striscioni, commenti e articoli, per una volta ha scelto lo humour occidentale, visto che il nostro mondo gli piace assai più della Cina. Intanto, meglio mettersi il cuore in pace, perché l’idea di vendere l’Inter sottocosto proprio non lo sfiora e forse ci sono arrivati anche i più gnucchi, quelli che da anni vi raccontano che sotto l’Albero di Natale nerazzurro c’è lo Sceicco. Ne è passato un altro di Natale e, piaccia o non piaccia, di acquirenti neppure l’ombra. E chi fa cronaca, nella dilagante social-ignoranza, passa pure per complice e ostile a nuove strade che, in realtà ci fossero, io sarei il primo a percorrere.
Tornando alla contabilità natalizia degli insulti, quest’anno tra i più detestati dagli interisti ho notato una new entry assoluta. Si tratta di Skriniar, ovviamente a causa del tiramolla sul rinnovo contrattuale.
“E muoviti a firmare, altrimenti vattene” - il commento più morbido.
Sul tema però nelle ultime ore devo dire che mi sento meno solo. Da settimane ho sfidato il mondo fidandomi del mio istinto circa una conclusione positiva. Tutti coloro, colleghi giornalisti e tifosi, che sono pessimisti hanno effettivamente basi razionali ben più solide delle mie, perché non passa giorno senza che l’Inter faccia sapere di aver già presentato la sua massima offerta e di non essere più disposta ad alzarla, per cui ora è tutto nelle mani di Skriniar, che deve dare una risposta in fretta: dentro o fuori! Questi sono fatti, per carità e, messa così, Skriniar è già perso.
In realtà io non ho elementi tanto concreti per dire che invece non ci lascerà a parametro zero, ma l’ho detto, l’ho scritto e continuo a farlo, continuando pervicacemente a metterci la faccia con tutti i rischi connessi. Perché ho questa idea? Semplicemente perché, dopo quasi 40 anni di mestiere sul groppone, non mi fido quasi mai di quel che l’Inter, per strategia comunicativa, fa sapere. Perché a me risulta che parti continuino a parlarsi e se la questione fosse davvero chiusa non lo farebbero. A me risulta che ci siano ancora margini perché l’Inter alzi un po’ i bonus e Skriniar a sua volta limi ulteriormente le sue richieste. Perché è un film che ho già visto, anche se ogni film è diverso, con Barella, Lautaro e soprattutto con Brozovic che, pochi ricordano, firmò addirittura il 7 marzo.
Quindi vedremo! Intanto buone feste a tutti, magari con più sorrisi e meno insulti, almeno tra noi interisti.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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