Lele Oriali via dall'Inter: una scelta assurda e non sua!
Stavolta non vi scriverò di Mercato, di suggestioni e illusioni che coi tempi che corrono non stanno né in cielo né in Terra, né di Nandez, Bellerin e Dumfries, il triangolo no, per dirla alla Renato Zero, perché non è possibile prenderli tutti e tre. E se già arrivassero i primi due sarebbe da leccarsi i baffi, perché invece più realisticamente c’è da resistere fino al 31 agosto per tenersi Lautaro Martinez. Ma per tutto questo rivolgetevi pure altrove.
Stavolta vi scriverò di una storia assurda, quella dell’ignobile cacciata di Lele Oriali dall’Inter, sfidando chiunque a smentire ciò che so con ragionevole certezza. Insieme a Javier Zanetti, Lele Oriali è, anzi era, la storia dell’Inter, perché dallo scorso 1 luglio non fa più parte della società nerazzurra e assolutamente non per sua scelta, ma per decisione di Suning, ovvero di Zhang Jindong e suo figlio Steven.
Stavolta i nomi e i cognomi ci sono e quindi ve li faccio senza alcun problema.
Non c’entra nulla Beppe Marotta che, sappiatelo una volta per tutte, trovò l’intesa per riportare Lele Oriali all’Inter addirittura sei mesi prima che arrivasse Antonio Conte. Quando fu raggiunto in gran segreto l’accordo con Marotta, sulla panchina nerazzurra c’era ancora Luciano Spalletti. Perché Oriali non è mai stato un uomo di Roberto Mancini, con il quale dopo aver vinto tre Scudetti con l’Inter ha pure appena vinto l’Europeo con la Nazionale, né di José Mourinho, con il quale ha vinto anche il Triplete, né di Antonio Conte, con il quale ha appena conquistato il 19° Scudetto.
Lele Oriali è sempre stato un uomo dell’Inter e, dipendesse da Beppe Marotta, cioè colui che per primo lo ha voluto all’Inter, Oriali sarebbe già ad Appiano dai primi di luglio al fianco di Simone Inzaghi, malgrado qualche omuncolo nel tentativo di ingraziarsi la proprietà cinese vi racconti l’ennesima favoletta, dopo quella a febbraio del bonifico imminente con gli stipendi dei giocatori, saldati in realtà all’ultimo giorno utile. Oriali ha detto pubblicamente prima di Inter-Udinese, quando il Presidente era rientrato in Italia dopo otto mesi solo per stappare la bottiglia di champagne e annunciare tagli a destra e a manca senza alcun tatto, che non c’era programmazione, perché nessuno sapeva ancora nulla circa il ritiro estivo e le amichevoli di preparazione. Ma non è questo il motivo per cui Suning ha cacciato Oriali. Lui ha sempre parlato per amore dell’Inter e il suo allarme all’epoca era più che comprensibile, altro che storie, con buona pace di chi pascola sui social senza sapere nulla con l’unico miserabile scopo di giustificare tutto quello che gli viene indorato da 8.000 km di distanza.
Amare come nei film significa non dover mai dire “mi dispiace”? Balle, nel mondo del lavoro, perché per chi governa il calcio è lavoro, amare significa anche programmare per tempo, soprattutto quando gli altri l’hanno già fatto, soprattutto se sei Campione d’Italia e hai l’obbligo di difendere il titolo appena conquistato. Per programmare seriamente il futuro, legittimamente all’insegna della sostenibilità e del ridimensionamento, non bastano le letterine di congratulazioni scritte, anzi fatte scrivere, da funzionari compiacenti. Oriali è stato mandato via da Suning, ribadisco da e solo da Suning, ad un anno dalla scadenza del suo contratto, semplicemente perché è ingombrante, è bravo, suscita gelosie e ti dice in faccia quello che pensa. Te lo dice perché ha vinto otto Scudetti, due da giocatore e sei da dirigente. Te lo dice perché ha l’Inter nel cuore. Mourinho, con cui vinse anche il Triplete, se ne accorse dopo una chiacchierata di dieci minuti che non poteva fare a meno di lui, per quanto gli fosse stato presentato come uomo di Mancini. Lo stesso è stato per Antonio Conte. E se gente che ha vinto ripetutamente non vuole fare a meno di Oriali e con Oriali rivince ancora, forse c’è un motivo. Resta il fatto che a tutti i dirigenti a metà giugno è stato proposto l’allungamento del contratto, proposta che peraltro dopo un mese e mezzo è rimasta ancora verbale, tranne che ad Oriali, al quale è stato invece comunicato il contrario, malgrado abbia ancora un anno di contratto con l’Inter. Quindi, essendo terminato anche il contratto con la Nazionale, Oriali al momento è disoccupato, ma è logico che resterà con Mancini, che non è certo così fesso da rinunciarci. I fessi sono altri, ma guai a dirlo. Io però, oltre a dirlo, lo scrivo.
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