Arbitri, stanchezza, mercato: tutto fa brodo, ma l'Inter (in campionato) deve rimproverare sé stessa

Oggi il motivo sono gli arbitri, visto che la motivazione del silenzio stampa è stata il "rischio squalifiche". Nelle scorse settimane si parlava della stanchezza per i tanti impegni oppure, dall'esterno in questo caso, del mercato e delle riserve non all'altezza. Tutte cose vere, per carità, ma che a mio avviso non sono il motivo per il quale l'Inter sta perdendo questo Scudetto. Alibi, alibi ed altri alibi, che non fanno bene all'Inter in questo momento.
Sono solo una parte del motivo, componenti di un percorso in campionato che è stato fatto non da squadra più forte del campionato. Ad inizio anno il turnover è stato fatto spesso e volentieri più in Champions che in Serie A, eppure sono arrivati passi falsi qua e là pur se con tanti titolarissimi in campo, che dovevano fare meglio a livello di concentrazione e tensione sportiva, per il semplice motivo che sono i più forti, come loro stessi hanno più volte ribadito e poi dimostrato.
Tradotto: il problema non è Inter-Lazio 2-2, ma, per citarne qualcuna, Genoa-Inter 2-2, Monza-Inter 1-1 e Parma-Inter 2-2. È giusto ripartire le responsabilità fra tutti, compresi dunque i giocatori, che hanno commesso delle leggerezze sconosciute lo scorso anno. Senza parlare dei tanti scontri diretti falliti, su tutti quel rocambolesco 4-4 contro la Juventus.
Attenzione: il cammino in campionato è stato un po' buttato via sul più bello, anche se non è ancora finita, quello in Champions esaltante ed a tratti epico. Non è tutto o bianco, o nero: la prima cosa non esclude l'altra.
Nessuno pensa che l'Inter dovesse fare 90 punti, ma l'impressione è stata che ad un certo punto il Napoli avesse mollato un po' la presa, nella fase nella quale ha vinto una partita su sette, per intenderci. Ecco, lì la squadra più forte del campionato deve saperne approfittare, raccogliendo quei 3-4 punti in più che poi hanno anche l'effetto demoralizzante sull'avversario.
L'impressione è stata che questo campionato non avesse davvero due reali contendenti pronte a duellare punto su punto. Piuttosto invece che una delle due sia stata tenuta in vita dagli inciampi di quella più forte. E questo sarà eventualmente il rimpianto dell'Inter, qualora il Napoli trionfasse.
Ed è vero che correndo su tre fronti qualcosa si può concedere, come fece l'Inter di Mourinho che vinse lo Scudetto con 82 punti nel 2010, gli stessi che potrebbe avere il Napoli battendo il Genoa. A ben vedere però la Juventus di Allegri facendo lo stesso percorso nel 2016/17 ne fece 91 pur arrivando in fondo in Champions, 87 due anni prima, ancora una volta giungendo alla finale europea. Aveva una rosa più lunga? Forse sì. Ma insomma, non servirà davvero avere un altro Thuram in rosa per battere Genoa, Monza e Parma e fra l'altro in tutte e tre le partite la Thi-La è partita titolare. Sarebbero già sei punti in più (due per ognuna delle tre partite pareggiate) che oggi farebbero tutta la differenza del mondo, non arrivati soprattutto per cali di tensione in momenti nei quali la squadra sembrava pensare già alla partita dopo.
Ora la testa della squadra andrà, con un clima surreale, al Como: è giusto che l'Inter ci provi perché nel calcio, come abbiamo visto domenica, non si può mai sapere. Poi finalmente ci sarà il vero appuntamento che la squadra di Inzaghi aspetta con ansia, fin da quella finale persa ad Istanbul. E' meglio arrivarci con una sana presa di coscienza di cosa è stato fatto bene e cosa meno bene, così da scrollarsi di dosso le scorie pericolose di queste ore, anziché pensare alle attenuanti, che al Psg non interesseranno.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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