La dimensione di Christian in cui viviamo tutti, l’altro lato che non vediamo

La dimensione di Christian in cui viviamo tutti, l’altro lato che non vediamoTUTTOmercatoWEB.com
lunedì 14 giugno 2021, 22:09Editoriale
di Tancredi Palmeri

La dimensione di Christian Eriksen in cui viviamo tutti si è manifestata stavolta con la violenza della paura improvvisa, della perdita tragica delle certezze, dell’avvertimento dell’ignoto.
La dimensione di Christian Eriksen in cui viviamo tutti in verità è sempre stata una sfumatura di positivo sulla variante del mondo, difficile magari da cogliere, ma che si cela sempre nell’ombra delle cose.
La dimensione di Christian Eriksen in cui viviamo tutti ad esempio è quella che lo ha visto vivere il Covid da vicino, come tutti noi, e però per lui in maniera particolare, perché si era appena trasferito in una nuova città, in un nuovo mondo, ed è stato costretto a vivere lontano dalla propria famiglia, confinato ad Appiano, e pure trovando motivo per imparare l’italiano, per conoscere con calma una realtà adesso rallentata, e sdraiarsi nelle pieghe degli eventi.
La dimensione di Christian Eriksen in cui viviamo tutti è quella che dopo aver vissuto una esperienza così alienante per il proprio essere, lo ha portato nel non vedere come un danno l’essere messo in discussione o addirittura fuori dai titolari a ripresa del campionato avvenuta, ma come una sfida da vincere, insomma che per quanto inaspettata fosse comunque parte dell’esistenza stessa.
La dimensione di Christian Eriksen in cui viviamo tutti lo ha portato a non sentire come un’umiliazione l’aver perso poi il posto da titolare a inizio stagione e l’essere additato come un’operazione non riuscita, ma a viverla come un nuovo ostacolo di cui capire i motivi e provare a venirne a capo.
La dimensione di Christian Eriksen in cui viviamo tutti gli ha permesso di sentire a gennaio - quando solo la necessità economica lo ha tolto dal mercato - non lo sdegno per la mancanza di fiducia, ma l’occasione di volgere a proprio favore la situazione.
Come una parabola a giro in un derby di Coppa Italia entrando negli ultimi minuti dei Supplementari; così sollevarsi in leggerezza contro le barriere dell’esistenza.
La dimensione di Christian Eriksen in cui viviamo tutti è questa, l’ombra della fine di tutto che ci cammina accanto e di cui non vogliamo renderci conto. Ma è la vita che è così, sottile, ma così piena di luce che eppure stentiamo a vedere così spesso, pensando a quello che ci manca, non a quello che abbiamo o che possiamo ancora fare.
Christian Eriksen è tornato alla vita in questa stessa dimensione.

Forse si è attaccato inconsciamente a quella luce naturale che è sempre sembrato portare. Sicuramente ha avuto uomini straordinari accanto che in questo lo hanno aiutato, svolgendo sul campo del Parken di Copenaghen il lavoro di medici con una cura che forse si avvicina alla definizione dell’amore.
Questi 15 mesi, il Covid, quello che abbiamo visto, quello che è mancato.
Ma quello che abbiamo avuto, l’averlo sorpassato, aver avuto chi si è preso cura di noi, solo per spirito di servizio.
Questa è la dimensione di Christian Eriksen in cui viviamo tutti.
Potevamo non esserci più, e invece ci siamo, grazie a persone straordinarie.
Siamo di più Christian Eriksen, che domenica mattina ha chiamato i suoi compagni per sorridergli e dargli forza - lui.
Viva la vita, viva gli amici come Simon Kjaer che reggono con grazia il volto della moglie addolorata, viva gli uomini di buona volontà che svolgono bene il proprio lavoro per gli altri, medici e infermieri.
Viva Christian.