L'Inter e la "quota 70". In estate investimenti più sostanziosi
I dati statistici sono quelli che non mentono, che dividono l’interpretazione dalla realtà e lasciano di conseguenza intendere in maniera più chiara il percorso di crescita da intraprendere per ottenere oggettivi miglioramenti sui risultati che si stanno conseguendo solo in parte, o che peggio ancora stanno sfuggendo di mano. Nel caso dell’Inter non si può far partire il ragionamento dall’ormai proverbiale “quota 70”, ovvero quella del minutaggio di autonomia che sembra contraddistinguere i nerazzurri per le loro performance ai massimi livelli. La costante particolarmente “sinistra” non è legata tanto alla difficoltà nella fase di produzione offensiva nelle battute finali dei big match tra campionato e Champions League, ma piuttosto la facilità con cui i cali di concentrazione e fisici consentono agli avversari di banchettare con la retroguardia interista. Il bollettino recita in maniera impietosa una quota di zero gol messi a segno nel quarto d’ora finale dei big match tra campionato e Champions League, e ben 10 subiti. Testimonianza tangibile che qualche accorgimento vada preso in considerazione, o che al contrario le alternative inserite in corso d’opera non siano adeguate a mantenere inalterato il livello di competitività della squadra. Un raffronto piuttosto eloquente, e che spiega parzialmente la sfortunata debacle maturata contro un Liverpool che al contrario ha attrezzato quattro variazioni da oltre 100 milioni di euro, ma che spiega solo parzialmente i risultati a singhiozzo tra gli italici confini.
Ed allora il discorso va ampliato anche alle scelte tattiche, quelle di avere eletto Dzeko-Lautaro come coppia titolare, ma anche quella contestuale di ritenere il bosniaco come intoccabile per tutti i 90 minuti relegando l’argentino al ruolo di spalla “a tempo”. Se il risultato non è stato conseguito nella prima ora abbondante di gioco, è quasi sempre il Toro a lasciare il rettangolo verde, privando gli assalti finali della partita delle sue qualità, ed il suo score stagionale delle reti che avrebbe potuto mettere a segno in quella porzione di partita.
Infine la questione, irrisolvibile almeno fino a giugno, legata ad Handanovic: i passaggi a vuoto dello sloveno diventano sempre più numerosi e decisivi, specie se raffrontati alle controparti (il Derby è stato l’esempio più eloquente). Aspetto che peserà fino al termine della stagione, a meno che il capitano dell’Inter non ritrovi la forma dei tempi migliori.
Di seguito arrivano le prospettive legate al futuro, con le trattative sempre più calde che fanno riferimento ai rinnovi di contratto di Brozovic e Perisic, e con la prospettiva concreta di vedere la squadra nerazzurra protagonista sul mercato estivo. Le voci che giungono da viale della Liberazione lasciano intendere che a differenza di quella passata, la prossima estate possa vedere i nerazzurri con una possibilità concreta di fare investimenti sostanziosi e sostanziali. Una prospettiva che sommata al lavoro di identità meritevolmente portato avanti da Simone Inzaghi apre a scenari più rosei del previsto. A patto che siano vissuti con il tricolore confermato sul petto.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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