L'errore di arbitro e var si è trasformato immediatamente nella locuzione "L'Inter ruba". Sette giorni di cattivi (e inaccettabili) pensieri

L'errore di arbitro e var si è trasformato immediatamente nella locuzione "L'Inter ruba". Sette giorni di cattivi (e inaccettabili) pensieriTUTTOmercatoWEB.com
sabato 13 gennaio 2024, 18:57Editoriale
di Fabrizio Biasin

È stata una settimana frizzantina. E “frizzantina” è un eufemismo. Sono arrivate bordate da tutte le parti e questa cosa è semplicemente inaccettabile. “Avete avuto un mare di favori arbitrali, accettatelo”. Così mi hanno scritto i più educati, altri mi hanno straordinariamente augurato di svegliarmi freddo. Che poi a casa mia si gela a prescindere.

Badate bene, qui non troverete un visionario, uno che vi dirà “Bastoni non ha fatto alcun fallo!”. Per me quel fallo c’è eccome e se avessi subito quel gol mi sarei incazzato come una iena. Qui però non si tratta di ammettere un errore (ripeto, per il sottoscritto quella “non gomitata” – perché non è una gomitata – è sufficiente per annullare il gol di Frattesi), semmai di respingere al mittente tutta una serie di accuse vergognose, petulanti, becere e pretestuose.

L’errore di arbitro e var in Inter-Verona si è trasformato immediatamente nella locuzione “L’Inter ruba” e questo è francamente ridicolo. Se esistesse un grande manovratore sarebbe parecchio fesso, anche solo perché incapace di manovrare per bene i suoi sodali (rigore sfuggito ai più e giustamente concesso al Verona al minuto 99); se esistesse un grande manovratore sarebbe un manovratore del menga, ché sulla schiena di Arnautovic in occasione del pareggio gialloblu si sono poggiate mani e mani e nessuno ha detto nulla; se esistesse un grande manovratore bisognerebbe dirgli di non rompere i maroni e farsi i fatti suoi, perché l’Inter di Inzaghi non ha bisogno di spinte e spintarelle, gioca il più bel calcio della Serie A per distacco, fatto che riconoscono persino i terrapiattisti.

Bene, meglio chiuderla qua perché – ripetiamo – questa settimana se ne sono sentite troppe. Le velate accuse di chi tira il sasso ma subito dopo nasconde la mano (e poi ritira un’altra volta il sasso e subito dopo nasconde un’altra volta la mano), le non velate accuse di chi ha liberamente parlato di “Inter favorita dal vento”, i dossier e le inchieste di chi non guarda Barella, Calhanoglu, Thuram, Lautaro e i loro fratelli che confezionano buon calcio, ma preferisce sintetizzare i 48 punti su 57 conquistati nel girone d’andata con battute da avanspettacolo tipo “eh beh, facile nella Marottalig!”.

Le matte risate.

“Bisogna saper incassare, in fondo chi guida la carovana prende il vento in faccia”. Ci sta, è come la storia della lepre e dei cacciatori che provano a impallinarla, però fino a un certo punto, perché certi accostamenti non hanno ragione di esistere e vanno fermamente rispediti al mittente, anche al costo di passare per isterici.

Il qui presente in settimana ha scioccamente perso la pazienza e si è dimenticato del sacro assunto (“ricordati che si parla solo di calcio!”), ma lo ha fatto perché il diritto alla critica e all’analisi è da sempre sacrosanto ma, al contrario, non esiste alcun diritto al massacro, specie se pretestuoso e campato per aria.

Stop. Si torna in campo. A Monza sarà durissima e non c’è neanche bisogno di motivare. La squadra nelle ultime uscite è parsa un filo nervosa ed è proprio in quel trappolone che non deve cascare. La strada è lunga e i “cacciatori” hanno davvero un’ottima mira, ma le gambe della lepre sono allenate alla grande. Forza e coraggio.