I giudizi, quelli perché sì-perché così. Non bisogna sentenziare dopo una settimana
Era il 1967, ancora non discernevo un granché ma già tifavo Inter, questo raccontano le cronache di casa mia per bocca di mamma e papà quando Gian Pieretti, grande collaboratore di Ricky Gianco, interista fino al midollo, porta a Sanremo un brano nuovo, orecchiabile, divertente, portatore di un messaggio che di divertente, in realtà, ha ben poco. Pietre, questo è il titolo del brano, riassume senza la minima ombra di dubbio le reazioni dei tifosi interisti durante la frenesia del calciomercato. In sostanza, qualunque cosa farai, comunque lavorerai, sempre pietre in faccia prenderai.
Così è, senza fare troppo quelli che storcono la bocca. L’Inter cede per svecchiare, abbassare il monte ingaggi, ripartire con una squadra più giovane, ugualmente competitiva, di questo ne parliamo tra pochissimo, non va bene: non è possibile cedere a prezzo di saldo – ma quale saldo, è il mercato a fare il prezzo e, per i calciatori oltre i trent’anni, i prezzi di acquisto calano vertiginosamente, poi ciascuno la pensi un po’ come meglio crede -. L’Inter non cede, non rinnova, non abbassa il monte ingaggi, la squadra resta quella della stagione precedente con un anno in più sulle spalle, non va bene: bisogna ringiovanire, altrimenti quale futuro può mai attenderci quando avremo una rosa di “vecchi” non cedibili dagli ingaggi esosi e insostenibili. Insomma, per dircela tra noi, comunque la dirigenza nerazzurra operi in questi due mesi che sembrano vent’anni, non va mai bene. Se compri uno non va bene bisogna comprare l’altro. Se compri l’altro non va bene bisogna comprare l’altro ancora. E via così, in un susseguirsi di certezze che, francamente, fatico a comprendere.
Problema indebolimento: io non so se l’Inter attuale sia più o meno forte di quella appena passata, quella che ci ha portato fino a Istanbul, magari qualcuno se lo è già dimenticato e poi abbiamo perso, quindi meglio dimenticare. Perso contro i più forti del mondo che dovevano umiliarci. Perso per un gollonzo. Però è vero, abbiamo perso. Ora, tornando all’attualità, ripeto: non so se questa Inter sia forte tanto quella scorsa. Però diffido sempre da chi mi dice: eh, hai svenduto Brozovic, uno fortissimo (magari un mese prima la raccontava diversa ma va bene lo stesso, the show must go on) e hai preso Frattesi, certo che sei più debole. Diffido perché se il metro di paragone è questo beh, non ci siamo. Uno gioca davanti alla difesa, la prossima stagione quel posto spetterà a Calha con Asllani primo cambio, l’altro può giocare insieme a Barella o Enrico, oppure partire dalla panca e sostituire uno dei due, quello più stanco (non scrivo ammonito che rido da solo). Poi siamo al nove luglio, santa polenta. C’è un mondo di cose da fare. Da aprire, chiudere, trattare. Un mondo. Va bene discutere, è il sale del calcio la chiacchiera. Ma sentenziare, giudicare, condannare o criticare dopo una settimana, senza manco sapere dove andremo a finire dai, anche no. Relax, c’è gente pagata per fare questo lavoro: negli ultimi anni mi sembra lo abbia fatto bene.
Alla prossima, avanti l’Effecì.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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