Da Mou a Inzaghi, da Guardiola... a Guardiola. Pep stra-favorito, ma non contano solo i soldi
Eravamo rimasti così 13 anni fa nella notte incredibile di Madrid, piangendo di gioia sia che si fosse al Bernabeu sia che si corresse con le bandiere nerazzurre per le strade di Milano. Era il 22 maggio del 2010 e il sogno di tutti i tifosi nerazzurri si era avverato. Josè Mourinho e i suoi ragazzi, con a capo il presidente Massimo Moratti, avevano riportato nella Milano nerazzurra quella coppa con le grandi orecchie che la gente interista aspettava da ben 45 anni.
Nel 2010 sembrava tutto impossibile, in Champions giocava una squadra di marziani con a capo il re degli extraterrestri che di nome faceva Leo Messi.
Il destino ci aveva giocato pesante mettendoci di fronte fin dal primo momento proprio questo imbattibile squadrone. Nel girone la differenza fu sensibile, al Camp Nou l’Inter perse nettamente mentre a San Siro limitò i danni ottenendo un buon pareggio basato tutto sulla solidità difensiva.
Dopo un girone passato per il rotto della cuffia l’Inter di Josè si trasformò in un’armata invincibile, eliminò il Chelsea di Ancelotti e il CSKA Mosca prima di ritrovarsi gli extraterrestri di capitan Pep in semifinale. Il racconto da qui diventa epico, l’Inter veste i panni dell’eroe sottovalutato delle fiabe e, festeggiando sotto gli idranti spagnoli, si incammina verso Madrid andando incontro alla sua terza Coppa dei Campioni.
Ricordi indelebili e forse ancora molto freschi nelle nostre memorie. Da quel momento il tempo sembrava essersi fermato; 13 anni ma non sentirli per nulla.
Eppure dopo un antipasto con la finale di Europa League persa contro il Siviglia dall’Inter di Conte eccoci ancora qui, pronti a mettere piede sulla pista di atterraggio di Istanbul per una seconda possibilità di giocarci la finale delle finali.
Da Madrid a Istanbul, da Mourinho a Inzaghi, da Guardiola a Guardiola. E’ vero 13 anni fa l’avversario in finale fu il Bayern di Van Gaal ma, dopo la vittoria in semi su Pep, il più era stato fatto e la finale fu quasi una passerella.
Stavolta Guardiola sarà ancora più favorito di quanto non lo fosse nella semifinale del 2010. La squadra dell’allenatore spagnolo a livello economico vale, a oggi, 4 volte quella di Inzaghi e non è cosa da poco.
Ma il calcio non si può misurare solo con i soldi e le spese. Noi abbiamo una rosa costruita anche sui parametri zero che sono diventate colonne della squadra: Onana, Acerbi, Mkhitaryan, Calhanoglu, Dzeko e Lukaku (prestito) stanno facendo tutta la differenza del mondo a quasi zero euro spesi.
Guarda un po’ le coincidenze ( ci pensavo adesso mentre scrivevo): anche in questo girone abbiamo trovato il Barcellona esattamente come nel 2010.
Scaramanzie, speranze, dèjà vu ma, comunque andrà a finire, ci ricorderemo di questa squadra fatta di uomini veri, che hanno affrontato una profonda crisi e che, nonostante le critiche (a volte giuste a volte esagerate), non si sono lasciati andare e hanno reagito con forza fino ad ottenere la capacità di riscrivere la storia del club.
In 115 anni è la sesta volta che l’Inter gioca una finale di Champions e riuscirci ti porta nell’olimpo nerazzurro. Farlo poi avendo eliminato il Milan dopo le sofferenze subite nelle semifinali di 20 anni fa non ha prezzo. E allora forza ragazzi, tiriamo dritto con la convinzione che possiamo andare oltre il pronostico e oltre le difficoltà. Il 10 giugno è però lontano, c’è ancora da ottenere il pass per la prossima Champions e mercoledì c’è in palio un trofeo importante a Roma. Un passo alla volta, a testa alta, senza indietreggiare!
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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