Acerbi, Oaktree, stadio. L’Inter deve affrontare la complessità

Acerbi, Oaktree, stadio. L’Inter deve affrontare la complessitàTUTTOmercatoWEB.com
giovedì 21 marzo 2024, 23:39Editoriale
di Lapo De Carlo


Siamo tutti d’accordo sul fatto che in un determinato momento della stagione arrivano difficoltà che vanno affrontate con professionalità e risolutezza. Quella che in genere interessa di più i tifosi è l’eventuale momento di appannamento, cercando di uscirne in breve tempo.
In una settimana il cielo si è fatto più scuro, la delusione per l’eliminazione ha fatto sorgere dei dubbi su come sia stata affrontata la gara di ritorno, i giocatori ci sono rimasti molto male e i retropensieri hanno accompagnato la squadra fino a domenica con il Napoli.
A dire la verità l’Inter, considerando che aveva un giorno in meno di riposo e i supplementari in più, ha giocato meglio del previsto. Il vantaggio in suo favore a dieci minuti dal termine, era meritato e il Napoli non stava giocando una gara trascendentale.
La costruzione dal basso è stata utilizzata in modo superficiale in tre occasioni. Nel primo tempo Sommer aveva dato la palla a Barella che era già marcato ma per fortuna il centrocampista ha amministrato in modo pregevole la difficoltà. Nella ripresa, con la squadra più stanca l’errore nell’impostazione è stato clamoroso e da lì ne è scaturito l’angolo che ha portato al gol, con ulteriore errore della difesa.
Nessuno ha fatto drammi ed è giusto così. Lascia solo interdetti essere stati eliminati a Madrid, con una partita che ha ricordato molto quella giocata a settembre con la Real Sociedad, rinnovando la strana tradizione che vede l’Inter perdere giocando in modo poco convincente quasi tutte le volte che va in Spagna.

Domenica è poi esplosa la grana Acerbi. Un’accusa precisa di Juan Jesus e la mancata ammissione del difensore interista che prima ha negato di aver espresso un concetto razzista e poi, tardivamente, ha scelto di difendersi sostenendo di aver detto tutt’altra frase. Può darsi che il giocatore non abbia effettivamente detto quello che sostiene il difensore del Napoli ma è un’evenienza meno credibile.
In un mondo migliore un giocatore commette una sciocchezza, se ne prende la responsabilità, lo ammette, accetta la pena e da una lezione di responsabilità e presa di coscienza. Oppure chiarisce subito cosa abbia effettivamente detto, mettendo a tacere le speculazioni.
Fosse andata così, la questione si sarebbe chiusa con una lunga squalifica ma molti meno schizzi di fango per tutti.



Il fatto è che la lotta al razzismo fatta così è concettualmente sbagliata, perché non è solo con gli slogan e pitturandosi la faccia di nero che sensibilizzi le persone. Così è utile a convincere solo chi non esprime, nemmeno per scherzo, concetti tanto volgari.
Il lavoro culturale dovrebbe servire invece a lavorare sulle menti di chi crede che non ci sia nulla di male dare del negro, bestemmiare, insultare madri morte di calciatori, auspicare che il Vesuvio uccida tutti i meridionali, inneggiare a Superga e all’Heysel, eccetera.

Sapete bene che un alto numero di tifosi ritiene la questione solo una questione ipocrita da benpensanti. Questi tifosi sostengono si tratti solo di una convenzione che si manifesta all’interno di uno stadio
Non c’è modo di convincerli perché non è stato fatto alcun lavoro culturale.
Più facile convincere persone già convinte.
Ora l’Inter è in difficoltà, perché se il giocatore si fosse messo a disposizione del club, accettando una linea condivisa, tutto avrebbe avuto uno svolgimento più controllato. In questo modo la vicenda si allunga e diventa ulteriormente sgradevole, a maggior ragione per un club che ha lanciato un bellissimo claim come “fratelli del mondo”.

Infine l’indiscrezione emersa ieri, secondo la quale Oaktree avrebbe rifiutato o starebbe decidendo di non rifinanziare il debito, poco convinto da Zhang. Se davvero entro i prossimi due mesi passasse di mano si entra in acque ignote, nel senso che non è dato conoscere le intenzioni del fondo nel breve medio termine, se condivide la linea politica della dirigenza e se l’eventuale passaggio ad un altro proprietario coincida a sua volta con le strategie della presidenza precedente.
Va gestita insomma la complessità, senza averne paura ma sapendo che non tutto dipende dalla volontà. Ci vuole lucidità ma anche fortuna.
Amala