BAR ZILLO - Il Conte amletico non chiede la luna, ma risposte

Dai, diciamocela tutta: il Conte amletico, in fondo, ci mancava. Resto? Vado? Resto? Vado? Beh, la stragrande maggioranza dei tifosi nerazzurri lo vorrebbe ancora al timone del manipolo di ragazzotti che sta faticosamente, ma con pieno ed enorme merito, cercando di tagliare quel traguardo di cui non si fa il nome e però sono undici anni ormai di lontananza, che non fa dimenticare proprio nulla. Poi esiste, perché esiste, una minoranza nemmeno silenziosa sempre pronta a riprendere il tecnico leccese, colpevole vostro onore di aver vestito una maglia non gradita alla tifoseria. Per me, ma per me, un professionista va dove c’è da lavorare, indipendentemente dal passato più o meno remoto. Conte, al netto di una testardaggine nota che gli è costata, nel corso di questa stagione, forse anche la qualificazione agli ottavi di Champions, titic e titoc con difesa altissima e ripartenze letali dell’avversario di turno, ha corretto il tiro, digerito e fatto digerire al gruppo quella maledetta esclusione, regalando a ciascuno dei suoi calciatori nuova linfa e consapevolezza.

Bando al tirare le somme, non è finito ancora nulla, la realtà sta nel cercare di capire cosa farà la proprietà interista. Il concetto espresso dall’allenatore è chiaro: mica chiede la luna o lo Mbappé di turno, molto più semplicemente desidera sapere se esisterà una programmazione, con chi si porterà avanti il discorso, dove si intende investire. Cose di una normalità disarmante e necessarie all’interno di una Società calcistica per tradizione chiamata a vincere, altrimenti cambiamo nome e ci arrangiamo con quel che passa il convento. Adesso, come non mai, la presenza di Suning a Milano è necessaria: adesso, come non mai, basta traccheggiare. Ciò che chiede Antonio Conte non è un capriccio personale: è ciò che si chiede un’intera tifoseria alla quale bisogna dare risposte, non periodi ipotetici.