Spalletti rivela: "La debolezza di Icardi si chiamava Wanda, ma lui non si è mai scusato"

Spalletti rivela: "La debolezza di Icardi si chiamava Wanda, ma lui non si è mai scusato"TUTTOmercatoWEB.com
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Oggi alle 12:50News
di Marco Pieracci

Nel libro autobiografico "Il Paradiso esiste... ma quanta fatica", il commissario tecnico dell'Italia Luciano Spalletti riserva un passaggio alla sua esperienza biennale sulla panchina dell'Inter: "Il passaggio veramente critico all'Inter fu quando Wanda Nara, la moglie del capitano, andò a dire in televisione cose che non avrebbe dovuto dire contro i compagni di squadra di Mauro. È vero che era il suo procuratore, però era anche sua moglie. Fu devastante. La mattina successiva furono diversi i calciatori a venire nel mio ufficio a parlarmi di questa vicenda. C'era anche Handanovic, un uomo verticale, dalla personalità di ferro. Insomma, non si poteva far finta di nulla, né si poteva stare li a incollare i pezzi. La grande maggioranza dei tifosi lo capi e mi sostenne. Che io non sapessi tenere uno spogliatoio e non sapessi gestire i campioni fu più che mai una critica ingiusta e gratuita. La debolezza del nostro capitano si chiamava Wanda e rischiava di portare a fondo tutto il gruppo. E questo non potevo tollerarlo. Mauro in quel momento stava attraversando un momento calcisticamente difficile, le cose non giravano come avrebbe voluto. Non riusciva a segnare come faceva di solito. Lei disse che, se si voleva che Icardi facesse più gol, bisognava acquistare giocatori che lo aiutassero a farli. Avere giocatori migliori, insomma, il concetto era questo. Insopportabile. Una bomba. C'era un solo modo per evitare una guerra nello spogliatoio: le scuse di Mauro Icardi. Non arrivarono mai. Il giorno dopo chiesi al capitano, davanti a tutti i compagni, di spiegare le parole di Wanda Nara. Di giustificarle in qualche modo. Mi sembrava il minimo, come forma di rispetto per gli altri. Mauro rispose che a parlare non era stata la moglie Wanda, ma il suo procuratore Nara, e che l'aveva fatto esclusivamente a questo titolo. Era impossibile gestire la situazione. Non c'era verso. Dovetti dirgli due cose, togliergli la fascia di capitano e darla ad Handanovic. Il consenso della società c'era, ma era silente. Lui la prese male, molto male. Di fatto, per non perdere la squadra, persi Icardi, l'uomo e il calciatore".