Adesso c'è solo una strada: con il Verona tocca alla Primavera

È uno slogan eccessivo. È uno slogan poco rispettoso, sia dei giocatori della Prima Squadra sia di quelli della Primavera. È uno slogan irrealistico, perché non succederai mai. Però è lo slogan di tutti i tifosi dell’Inter dopo la partita più bella di questa Champions League, che è finita 3-3 e tiene i nerazzurri in corsa per la finale. E, per una sera, anche il più sempliciotto e semplicistico dei ragionamenti, che un allenatore di Serie A non farebbe mai e figuriamoci Simone Inzaghi, diventa sensato.
In campo con la Primavera. O con qualche cosa che ci assomigli. Che vuol dire: basta inseguire tutto e poi vedersi sciogliere le ali di cera. È vero che l’Inter giocherà dopo il Napoli, e che una sconfitta o un pareggio dei salentini riaprirebbero tutto. E allora andrebbe a farsi benedire anche questo titolo, ma fino a un certo punto. Perché l’Inter è fortissima, ma non è abbastanza forte da triplete. E l’errore, se tale si può definire per una squadra che è seconda in classifica e a 90 minuti dalla finale di Monaco di Baviera, è stato crederlo. O chiederlo a Inzaghi.
Il campionato può andare, lo scriviamo da Montjuic e forse un po’ in preda all’esaltazione. Però la partita con il Barcellona, con una squadra meravigliosa lì davanti e imbarazzante lì dietro, che ha in rosa il miglior giocatore da qui al 2045 - che spettacolo, Lamine -, ha certificato che l’Inter non è lì per caso. È vero che in Champions è una monetina a decidere chi vive e chi muore. Ma l’Inter è viva. E allora stop sogni di gloria: ne basta uno.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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